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» Libera circolazione dei crediti fiscali
28/10/2025 - Law In Action - di P. Storani

Sulle colonne di Law In Action un saggio tranchant di Stefano Sylos Labini sulla libera circolazione dei crediti fiscali.
Buona lettura!

Libera circolazione dei crediti fiscali: l'opposizione batta un colpo

Stefano Sylos Labini

Se ci fosse un'opposizione degna di questo nome dovrebbe chiedere al governo – per esempio con un'interrogazione parlamentare - per quale motivo le detrazioni edilizie che sono state prorogate nel 2026 non sono state rese trasferibili. E cioè per quale motivo devono rimanere ferme fino alla scadenza. Un discorso che vale anche per gli incentivi fiscali agli investimenti industriali che non possono circolare. L'impatto economico sarà incomparabilmente più alto con i crediti fiscali trasferibili che produrranno anche maggiore gettito fiscale.

Se il motivo è che le detrazioni cedibili devono essere conteggiate nel deficit all'emissione, allora sarà confermato il pasticcio che già è stato fatto per il bilancio degli anni 2021/22 e specialmente per il bilancio 2023 che ha fatto scattare una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Ciò è successo perché i crediti fiscali essendo trasferibili sono stati classificati dal governo come pagabili: un errore colossale perché un credito fiscale è pagabile quando è rimborsabile con denaro e non se può circolare.

Allo stato attuale non c'è nessuna norma europea che vieti l'emissione dei crediti fiscali trasferibili; oltretutto, se questi crediti sono "non pagabili" – ossia non danno il diritto al rimborso cash ma possono essere usati solo in compensazione – avranno un impatto sul bilancio pubblico solo nel momento in cui vengono esercitati.Ciò significa che non devono essere conteggiati come maggiore deficit al momento dell'emissione. Così è stabilito nel SEC2010, il regolamento sulla contabilità nei paesi dell'eurozona.

Per gli incentivi all'acquisto di auto elettriche sono stati richiesti 481 milioni di euro in sei ore sui 597 milioni stanziati nell'ambito degli Ecobonus 2025. Questi incentivi permettono all'acquirente di ottenere lo sconto in fattura mentre il venditore otterrà denaro dallo Stato per compensare lo sconto. I soldi stanziati dallo Stato derivano dal PNRR.

Se invece fossero stati assegnati crediti fiscali trasferibili, lo Stato non avrebbe tirato fuori neppure un centesimo e lo sconto in fattura sarebbe avvenuto attraverso la cessione dei crediti fiscali esattamente come avveniva per i lavori di ristrutturazione edilizi. Ilvenditore, da parte sua, avrebbe potuto monetizzare i crediti fiscali oppure li avrebbe potuti usare per fare altri acquisti. L'impatto sulle casse pubbliche sarebbe avvenuto ex post quando i crediti fiscali venivano portati in compensazione. In questo modo la somma che lo Stato avrebbe potuto destinare all'acquisto di auto elettriche sarebbe potuta essere per esempio di 6 miliardi di euro e non di 600 milioni di euro.

Purtroppo in Italia si continua a fare polemica sul superbonus edilizio ignorando che lo strumento finanziario è costituito dai crediti fiscali trasferibili chepossono essere applicati in molti settori economici. Negli Stati Uniti il mercato dei "transferable tax credits" è in fortissima espansione mentre in Italia, che era partita per prima, questo strumento è diventato un tabù e nessuno osa rimetterlo al centro della politica economica per sostenere la domanda interna.

Con i crediti fiscali trasferibili avevamo la possibilità di immettere potere d'acquisto in modo autonomo rispetto ai mercati finanziari e alla Banca Centrale Europea: per questo andavano tolti di mezzo. Poiché non potevano farlo per vie legali visto che i crediti fiscali trasferibili sono pienamente legittimi nell'eurozona, hanno messo in moto una gigantesca macchina del fango: truffe, buco enorme dei conti pubblici, moneta parallela, esplosione dei prezzi nelle costruzioni.

Deve essere chiaro che tenere ferme le detrazioni fiscali di qualsiasi tipo è anti economico e anacronistico.

Anti economico perché se le detrazioni circolano faranno aumentare il Pil e il gettito fiscale spingendo al ribasso il rapporto debito/Pil.

Anacronistico perché siamo nell'era del neoliberismo fondata sulla libera circolazione dei movimenti di capitale.

Il governo Meloni continua ad auto elogiarsi per aver ridotto il rapporto deficit/Pil ma non ha mai detto una parola sul crollo del rapporto debito/Pil di 20 punti percentuali nel periodo 2020/23. Un crollo che è avvenuto quando erano in vigore i crediti fiscali trasferibili nell'edilizia che hanno dato una spinta poderosa agli investimenti nell'edilizia e alla produzione delle filiere industriali collegate. Il rapporto debito/Pil rappresenta il vero indicatore della situazione economico-finanziaria di un paese, diversamente dal deficit che può essere facilmente manipolato con trucchi contabili.

Dunque il risanamento dei conti è avvenuto nel periodo in cui erano in vigore i crediti fiscali trasferibili, diversamente dalla Francia che ora si trova in un mare di guai. Dal 2024 anno in cui è stata tolta la trasferibilità e i lavori di ristrutturazione del settore privato sono crollati, il Pil è cresciuto in modo risibile e il rapporto debito/Pil ha ripreso ad aumentare. Anche nel 2025 questo rapporto aumenterà perché ormai siamo in crescita zero: solo con la crescita dell'economia sarà possibile tenere sotto controllo i conti pubblici.

Giorgia Meloni ovviamente ha dato la colpa per la sua manovra pesantemente restrittiva alle minori entrate dei crediti fiscali nell'edilizia pari a 40 miliardi di euro nel 2025. Peccato che ignori il crollo del rapporto debito/Pil, un risultato che sarebbe stato ancora migliore se il governo Draghi non avesse limitato le cessioni dei crediti fiscali ad un numero massimo di 3 e poi il governo Meloni non avesse eliminato la trasferibilità dei crediti fiscali.

I governi Draghi e Meloni sono arrivati a depotenziare i crediti fiscali trasferibili per dimostrare che erano una sciagura per l'economia del nostro Paese quando invece rappresentano l'unica possibilità per attuare una politica economica espansiva. Le maggiori spese per la difesa, l'elevata spesa per interessi sul debito pubblico, gli alti costi dell'energia, i dazi che freneranno le esportazioni e l'esaurimento del PNRR nel 2026 impongono nuove misure di politica economica: i crediti fiscali a libera circolazione sul mercato.

[Fonte: www.studiocataldi.it]

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