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Notizie Giuridiche

» Consenso informato: deve garantire la libertà decisionale del paziente
16/10/2025 - Rosanna Pedullà


Il consenso informato costituisce un elemento imprescindibile del rapporto tra medico e paziente, fondato sul diritto all'autodeterminazione e sulla necessità che il paziente riceva un'informazione completa, chiara e comprensibile riguardo alla natura dell'intervento, ai rischi, ai benefici e alle possibili alternative terapeutiche.

Con l'ordinanza n. 25824 del 22 settembre 2025, la Corte di Cassazione civile ha precisato i principi applicabili in materia di consenso informato, soffermandosi in particolare sull'onere della prova e sui limiti entro cui il giudice di merito può valutare le richieste istruttorie.

Il caso di specie

Nel caso di specie, una paziente era stata sottoposta a un intervento di impianto di protesi valvolare aortica presso un ospedale siciliano ed era deceduta a seguito della procedura.
Il marito e, successivamente, dopo il decesso di quest'ultimo, i figli avevano convenuto in giudizio l'Azienda ospedaliera, chiedendo il risarcimento dei danni sia iure proprio sia iure hereditatis, lamentando da un lato la responsabilità sanitaria e, dall'altro, la violazione del consenso informato, sostenendo che, se fosse stata correttamente informata dei rischi dell'intervento, la paziente avrebbe rifiutato di sottoporsi alla procedura chirurgica.
L'Azienda ospedaliera, costituendosi in giudizio, chiamava in garanzia la propria compagnia assicurativa.
Il Tribunale di Palermo respingeva la domanda attorea, ritenendo che l'evento morte non fosse in alcun modo riconducibile alla condotta dei sanitari e che la questione relativa al consenso informato risultasse tardiva.

Gli eredi proponevano appello, ma la Corte territoriale, pur riconoscendo la tempestività della domanda risarcitoria per violazione del consenso informato, la rigettava nel merito.

I Giudici di merito, rilevavano che gli appellanti non avevano provato che, in presenza di un'informazione completa e corretta, la paziente (o i suoi familiari) avrebbe effettivamente rifiutato l'intervento. Nel confermare la sentenza di primo grado, la Corte sottolineava altresì la correttezza dell'acquisizione, da parte del Tribunale, della perizia espletata nel parallelo giudizio penale, ritenendo infondate le contestazioni mosse a tale elaborato e alla relativa valutazione.

Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, in via preliminare, ha respinto l'eccezione di improcedibilità del ricorso sollevata dalla controricorrente, sottolineando che i ricorrenti avevano provveduto a depositare la documentazione comprovante la notifica della decisione impugnata, avvenuta tramite posta elettronica certificata.

Gli eredi proponevano in Cassazione un solo motivo di ricorso relativo alla scorretta acquisizione del consenso informato, lamentando un vizio di motivazione e sostenendo che la Corte d'Appello avesse valutato in maniera omessa, insufficiente o contradittoria le prove offerte. La Suprema Corte, accoglieva la domanda degli eredi, sottolineando come gli stessi avessero articolato una puntuale prova testimoniale, volta a dimostrare esattamente suddetta circostanza, reiterandone inoltre la richiesta durante il giudizio di primo grado. Ne consegue, che la decisione presa dalla Corte d'Appello risulta contradittoria, poiché la stessa Corte ha respinto la domanda per difetto di prova pur avendo precedentemente respinto le prove a sostengo della domanda.

Tale contraddizione integra una violazione del principio del cosiddetto "minimo costituzionale" della motivazione, come chiarito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 8053 del 2014, principio applicabile ogniqualvolta il giudice di merito respinga una domanda ritenendola non provata dopo aver ingiustificatamente escluso prove pertinenti e non inammissibili (cfr. Cass. n. 26538/2017; Cass. n. 2980/2023). Per tali ragioni, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d'appello competente anche per la regolamentazione delle spese del giudizio di legittimità.

Considerazioni finali

La pronuncia, inserendosi in un quadro giurisprudenziale consolidato ribadisce che il consenso informato non può ridursi a un mero adempimento burocratico, ma deve concretamente garantire la libertà decisionale del paziente, valorizzando il diritto alla consapevolezza e al rispetto della dignità personale che sono alla base della relazione di cura. In tale contesto, la Suprema Corte sottolinea che il giudice di merito deve operare secondo criteri rigorosi nella valutazione della prova, garantendo un equilibrio tra le esigenze di accertamento e il rispetto delle prerogative del paziente.


Avv. Rosanna Pedullà

Studio legale Cataldi Network, Sede di Milano, Viale Premuda 16 20129 Milano

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[Fonte: www.studiocataldi.it]

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