IA: il caso di Torino
Il Tribunale di Torino – Sezione lavoro, con sentenza del 16 settembre 2025, ha condannato una parte processuale per lite temeraria dopo la presentazione di un ricorso redatto con l'aiuto di un sistema di intelligenza artificiale generativa. L'atto era risultato infondato, disorganico e contenente riferimenti normativi e giurisprudenziali inconferenti.
Il giudice ha ritenuto che il ricorrente avesse agito con malafede o colpa grave, poiché si era affidato agli output dell'IA senza verificarne l'attendibilità. In applicazione dell'art. 96, commi 3 e 4 c.p.c., è stata disposta la condanna al pagamento di 500 euro per ciascuna parte resistente e di ulteriori 500 euro a favore della Cassa delle ammende.
Il caso segna la prima censura giudiziaria italiana contro l'uso non controllato dell'IA nella redazione di atti processuali, sottolineando la necessità di un intervento umano costante nel lavoro forense.
La nuova legge sull'IA e i limiti per i professionisti
La recente legge italiana sull'intelligenza artificiale, approvata dal Senato il 17 settembre 2025, stabilisce che i sistemi di IA possano essere utilizzati dai professionisti solo per attività di supporto, imponendo l'obbligo di informare i clienti sul loro impiego (art. 13).
Il precedente di Firenze
Un precedente risalente al marzo 2025, deciso dal Tribunale di Firenze, aveva già affrontato un caso simile, ma senza applicare le sanzioni previste dall'art. 96 c.p.c., poiché la responsabilità era stata in parte attribuita a una collaboratrice del legale.
L'IA come strumento, non sostituto
Il Tribunale di Torino ha ribadito che l'intelligenza artificiale può essere un mezzo di ausilio, ma non può sostituire il controllo umano e la verifica giuridica da parte del professionista, principi che restano fondamentali per la corretta amministrazione della giustizia.