• Richiesta Consulenza Legale

  • Should be Empty:
  • Tariffe

Notizie Giuridiche

» I diritti dei bambini nella pedagogia di Daniele Novara
01/10/2025 - Margherita Marzario


Dopo il periodo della pedagogia nera e dell'antipedagogia, oggi, sia in famiglia sia a scuola, si tende a trascurare la vera pedagogia. Un pedagogista contemporaneo, spesso controcorrente e dalla parte dei bambini, è Daniele Novara.

In uno dei suoi numerosi scritti si legge: "È il mito della vicinanza a tutti i costi che rischia di sfociare in una sorta di morbosità, specie quando i figli dopo i 6 anni ottengono di essere ancora puliti in bagno dai genitori. Questi eccessi di promiscuità rischiano di interferire sul futuro desiderio sessuale e di mortificare l'autostima. Il pudore resta un'impronta educativa importante che non va gestita, come in passato, in modo autoritario e dispotico. Non si tratta di negare il contatto fisico con i figli, ma di rispettare i confini reciproci, specialmente a partire dai 5 anni, quando per i bambini diventa più consapevole l'incombenza del corpo adulto e la necessità di costruire il riconoscimento di quello proprio come confine da rispettare". Nell'art. 29 lettera c della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si prevede: "[…] inculcare al fanciullo il rispetto dei genitori, della sua identità". "Rispetto dei genitori" è da intendere in ogni senso, anche fisico: sono frequenti, invece, le scene di bambini che sono violenti nei confronti dei genitori o che toccano le tette delle mamme anche in luoghi pubblici e in età di scuola primaria e altro ancora. Dal rispetto dei genitori scaturisce il rispetto della propria identità. Si noti che nella locuzione "rispetto dei genitori" non si usa l'aggettivo possessivo che, invece, compare in "sua identità".

Daniele Novara scrive: "Che si tratti di Babbo Natale, figura nordica entrata a far parte di recente anche della nostra tradizione natalizia, di Santa Lucia, San Nicola o di Gesù Bambino, che invece sono protagonisti di tradizioni molto più antiche, è importante che i bambini possano immergersi nel rito. I piccoli fino ai 7-8 anni, non hanno la logica degli adulti, ma il dono del pensiero magico. Possono parlare con l'amico immaginario, trasformare un bastone in una spada e uno straccio in un mantello. Negare questa dimensione vuol dire negare il pensiero infantile, fino a cancellarlo". "Pensare" deriva da "pesare", quindi è dare peso alle cose: i bambini vanno perciò aiutati, stimolati a pensare (fantasticare, immaginare, ideare…) anche per dare il giusto peso o leggerezza alle cose (tanto che si parla di "educazione alla leggerezza"), per essere in grado di elaborare un loro pensiero libero di librarsi. "Gli Stati parti devono rispettare il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione" (art. 14 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Daniele Novara spiega: "Ogni cosa ha il suo posto, come sa ogni bambino che ha bisogno di un territorio riconoscibile. Ci vuole però gradualità, perché il mettere in ordine come lo intende l'adulto è ben lontano dalle possibilità di un bambino di tre-quattro anni ma anche di sei-sette anni. Anche se ciò che si può pretendere da un bambino di sei-sette anni è diverso da quello che si può pretendere da uno di tre: ben difficilmente, infatti, un piccolo potrà rifarsi il letto, cosa invece possibile per un bambino di qualche anno più grande". Educare a mettere in ordine i giocattoli, la cameretta, l'aula scolastica è essenziale nonché doveroso perché dà un ordine mentale ai bambini e li educa alla responsabilità, a prendere un posto nello spazio fisico e sociale: "preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera […]" (lettera d dell'art. 29 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

A proposito di "posto" o "spazio" (ovvero ambiente), Novara afferma: "Non lasciamo soli i bambini con i videogiochi. Accorgiamoci di loro: hanno diritto a essere educati e a incontrare i coetanei in presenza, fuggendo da contesti sempre più virtuali e più pericolosi". Non grandi cose o videogiochi o altri marchingegni ma semplicemente momenti divertenti, quello di cui hanno bisogno i bambini per continuare a sorridere alla vita, sviluppare anche il pensiero divergente e prendere la vita controcorrente come i salmoni durante le loro migrazioni.

Sui giochi Novara si chiede: "Ma sarà utile soffocare i bambini con mucchi di giochi" Le ricerche su questo versante sono inequivocabili: quelli che dispongono di troppi giocattoli rischiano una sorta di spegnimento creativo, ossia una forma di interferenza nella loro stessa capacità di giocare perché, come dice anche il proverbio, «il troppo, stroppia». Viceversa, una misura più asciutta ed essenziale di giocattoli permette ai piccoli di sviluppare una maggiore creatività, dandosi da fare per tirar fuori il molto dal poco". Anziché lamentarsi dei bambini di oggi dicendo che sono viziati, apatici, insoddisfatti, pigri e altro, bisognerebbe interrogarsi sulle cause di ciò e sulle responsabilità di ciascuno, anche nella scelta di un regalo che deve essere finalizzata a quel bambino e non al bambino che si ha nella propria mente.

Novara prosegue: "Il criterio per definire educativo un regalo è che sia adeguato ai bisogni infantili, che sia in grado di sviluppare le risorse dei bambini e che li faccia giocare insieme. Si tratta ancora una volta di consentire all'infanzia di mantenere tutta la magia di un'età nella quale si pongono le basi per tutto il resto della vita". La magia dell'infanzia è nel giocare e non nei giocattoli costosi e innovativi. La gioia del giocare e la capacità di mettersi in gioco si portano sempre con e in sé, i giocattoli si rompono e si buttano come tutte le cose.

I bambini imparano a giocare e a mettersi in gioco anche litigando tra loro, aspetto tanto dibattuto dal pedagogista: "I bambini hanno il diritto di litigare". I bambini devono poter litigare (di cui il suffisso -igare significa etimologicamente "spingere, fare, agire") per imparare a litigare senza interferenze da parte dei genitori e di altri adulti che intervengono impropriamente prendendo le difese dell'uno o dell'altro e chiedendo, quasi sotto forma di interrogatorio, chi sia stato il primo a cominciare, perché si sia cominciato, inducendo a chiedere delle scuse non sentite e non interiorizzate e altro ancora, considerato solo dal punto di vista degli adulti. Litigare consente ai bambini di conoscersi meglio, di esprimersi (artt. 13 e 14 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia), di svilupparsi (liberarsi da ogni inviluppo, art. 27 Convenzione), di vivere le proprie esperienze e di formarsi anche la memoria della propria infanzia.

Novara aggiunge: "La grande psicologa Clotilde Pontecorvo mi raccontava che alcuni bambini le avevano rivelato questo segreto: «Le parole servono a litigare senza farsi male». Gli adulti dovrebbero ascoltare questa frase". Si ribadisce che i bambini hanno il diritto di litigare per cui devono imparare a "litigare bene" senza l'intervento, l'ingerenza o lo schieramento degli adulti, appostati dietro l'angolo e pronti a scattare e a litigare al posto dei bambini come fanno alcuni genitori (da tipici "genitori spazzaneve o elicottero") durante le partite di calcio o calcetto contro le scelte dell'arbitro o nei parchi giochi quando i bambini si contendono un giro sull'altalena o sulle giostrine. Litigare per i bambini è anche un modo per esercitare i loro diritti, da quello della libertà di pensiero (art. 14 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) al diritto al gioco (art. 31). È necessario alfabetizzare i bambini ai conflitti affinché imparino a superare le difficoltà e ad assumersi le responsabilità per prepararsi ad avere una vita individuale nella società (come si ricava dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Secondo Novara: "Ci vogliono padri e madri che sappiano restituire ai figli il gusto del buon litigio, capacità che preserva dalla violenza. Perché dietro a ogni uomo violento si cela sempre un bambino che è stato inibito nella sua necessaria formazione a gestire bene le relazioni e le contrarietà con i propri compagni". I bambini hanno il "diritto di litigare" e i genitori non devono intervenire come giudici, avvocati, sindacalisti o opinionisti. I bambini devono poter litigare per saper litigare (in particolare tra fratelli o tra pari) e sbrogliarsela da soli, per il loro sviluppo morale e sociale (art. 27 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).

Daniele Novara argomenta: "[...] dietro a ogni uomo violento si cela sempre un carente conflittuale, ossia un bambino che è stato o represso totalmente o inibito nella sua necessaria formazione a gestire bene le relazioni e le contrarietà con i propri compagni". La rabbia e altre emozioni dei figli non vanno né represse né enfatizzate né celate o giustificate ma osservate e incanalate per aiutarli a decodificarle e acquisire poi un proprio linguaggio e comunicare con gli altri. È questo uno degli aspetti della responsabilità genitoriale di cui all'art. 18 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia in cui si parla di "allevamento" e "sviluppo" del bambino.

Perché il pieno e armonioso sviluppo della personalità del bambino, di ogni bambino (dal Preambolo della Convenzione), ovvero il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale (come recita l'art. 27 Convenzione) è il vero sviluppo sostenibile su cui puntare per il futuro.

[Fonte: www.studiocataldi.it]

Altre materie su cui è possibile richiedere una consulenza legale online:
Il team degli avvocati di consulenza legale on-line.it può rispondere ai vostri quesiti anche nelle seguenti materie:
Proprietà e diritti reali - diritto del lavoro - obbligazioni e contratti - appalti - locazioni - fallimento e altre procedure concorsuali - diritto penale.
Per qualsiasi altra materia inviate in ogni caso la vostra richiesta. Il nostro è un team multidisciplinare.
Rassegna Stampa
Una rassegna stampa giuridica che raccoglie le notizie dai principali siti di informazione giuridica.
Discussioni Giuridiche
Le ultime discussioni dai newsgroup dedicati al mondo del diritto.