Con la sentenza n. 1644 del 9 giugno 2025, la Corte d'Appello di Milano ha stabilito che le rette di ricovero per pazienti affetti da demenza e pluripatologie non sono a carico dei familiari, ma del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Il figlio di una paziente ricoverata in RSA aveva firmato, al momento dell'ingresso della madre, un impegno al pagamento della retta. La struttura gli ha richiesto oltre 26.000 euro. Dopo una prima decisione sfavorevole del Tribunale di Milano, l'uomo ha proposto appello.
La Corte d'Appello ha accolto il ricorso, dichiarando la nullità dell'impegno sottoscritto in quanto contrario a norme imperative (art. 1418 c.c.).
Il D.P.C.M. 14 febbraio 2001 e il D.P.C.M. 29 novembre 2001 definiscono i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA):
• A carico del SSN le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale (art. 3, co. 1);
• A carico del SSNle prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria (art. 3, co. 3);
• illegittima ogni compartecipazione economica quando le prestazioni assistenziali sono inscindibili da quelle sanitarie.
La decisione di Milano richiama un orientamento ormai consolidato della Suprema Corte:
• Cass. 2038/2023: prestazioni socio-assistenziali inscindibili da quelle sanitarie = gratuità integrale per l'utente;
• Cass. 34590/2023: le cure per malati di Alzheimer in istituto di ricovero sono attività sanitaria a carico del SSN;
• Cass. 4752/2024: è sufficiente la presenza di anche poche ma inscindibili prestazioni sanitarie collegate per rendere gratuito all'utente l'intero trattamento;
• Cass. 2216/2024: prevale la natura sanitaria e le clausole di pagamento sono nulle.
Il principio è coerente con gli artt. 2, 3 e 32 Cost.:
• diritto fondamentale alla salute,
• tutela della dignità e dell'eguaglianza delle persone non autosufficienti,
• impossibilità di scaricare sui privati prestazioni essenziali che lo Stato deve garantire.
• Gli impegni di pagamento sottoscritti dai familiari non hanno efficacia giuridica.
• Le strutture devono rivolgersi alle Regioni per ottenere la copertura economica.
• Le famiglie possono contestare richieste illegittime davanti ai giudici, con concrete possibilità di successo.
Sempre più spesso le RSA chiedono ai familiari di firmare un impegno al pagamento delle rette di ricovero. Dopo la recente sentenza della Corte d'Appello di Milano, è utile ricordare che questi impegni non hanno valore giuridicoquando riguardano pazienti affetti da Alzheimer, demenze o patologie degenerative che richiedono cure continuative.
Ecco i passaggi pratici per difendersi:
1. Non firmare impegni di pagamento
Se al momento dell'ingresso in RSA ti viene sottoposto un modulo con cui ti impegni a pagare la retta, puoi rifiutarti: la legge non lo prevede.
2. Controlla la cartella clinica
La giurisprudenza riconosce la gratuità quando le prestazioni assistenziali sono inscindibili da quelle sanitarie. Verifica la cartella clinica del tuo familiare: diagnosi di demenza, Alzheimer o pluripatologie croniche sono indici chiari della prevalenza sanitaria.
3. Diffida la struttura
Se ricevi richieste di pagamento, invia una diffida scritta contestando l'illegittimità della pretesa e richiamando la giurisprudenza consolidata (Cass. 2038/2023; Cass. 34590/2023; Cass. 4752/2024; Cass. 2216/2024).
4. Rivolgiti all'ASL/Regione
Il costo del ricovero, per legge, deve essere posto a carico del Servizio Sanitario Regionale. È utile segnalare la questione all'ASL competente e chiedere formalmente la presa in carico.
5. Valuta il ricorso giudiziario
Se la struttura insiste, è possibile agire in giudizio: i tribunali, e ora anche le Corti d'Appello, riconoscono sempre più spesso la nullità degli impegni di pagamento e condannano le RSA a restituire le somme indebitamente richieste.