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Notizie Giuridiche

» La proprietà dei dati personali
14/09/2025 - Chiara Ruggiero

L'emersione del problema

Nell'era digitale, i dati sono diventati il "nuovo petrolio": dalle piattaforme social ai sistemi di intelligenza artificiale, ogni attività economica si fonda sulla raccolta e sull'elaborazione di informazioni. Tuttavia, il diritto civile tradizionale fatica a inquadrare i dati: sono meri "interessi della persona", tutelati dal GDPR e dall'art. 2 Cost., o possono essere considerati beni suscettibili di appropriazione e circolazione economica, analogamente ai diritti reali"

L'approccio personalistico: i dati come proiezione della personalità

Secondo un primo orientamento, i dati non possono essere "proprietà", poiché rappresentano un riflesso diretto della persona e della sua identità.
La Cassazione ha più volte ribadito che l'illecita diffusione dei dati integra una violazione dei diritti fondamentali:
• Cass. civ., Sez. I, 5 aprile 2012, n. 5525 ha affermato che l'uso non autorizzato dei dati personali comporta una lesione della dignità e dell'identità individuale, dando luogo a risarcimento del danno non patrimoniale.
• Cass. civ., Sez. I, 20 aprile 2017, n. 9981 ha sottolineato che il diritto alla protezione dei dati non è soltanto patrimoniale, ma afferisce direttamente alla libertà e all'autodeterminazione informativa del soggetto.
Questa impostazione si ricollega all'art. 2 Cost. e alla normativa europea (GDPR), che pone al centro il principio del consenso informato e del controllo individuale sui propri dati.

L'approccio patrimoniale: i dati come risorsa economica

Parallelamente, si sta facendo strada una concezione diversa: i dati hanno un valore economico oggettivo, spesso superiore a quello dei beni materiali. Essi vengono ceduti, licenziati, sfruttati nei contratti digitali, e ciò impone di riconoscere una tutela civilistica che travalichi la sola dimensione personalistica.
La giurisprudenza italiana ne ha preso atto:
• Cass. civ., Sez. I, 20 marzo 2018, n. 6919 ha riconosciuto che i dati personali hanno una rilevanza patrimoniale, suscettibile di autonoma valutazione economica, sicché la loro indebita appropriazione costituisce danno risarcibile anche sotto il profilo patrimoniale.
• Cass. civ., Sez. I, 29 luglio 2019, n. 20592 ha ulteriormente ribadito che l'abusiva utilizzazione dei dati personali può dar luogo a un pregiudizio economico, non solo morale, valorizzando l'interesse patrimoniale sotteso alla loro gestione.
In questa prospettiva, il dato diventa bene giuridico complesso: non solo proiezione della personalità, ma anche oggetto di scambio economico, contratto e responsabilità civile.

Il diritto europeo: verso un "diritto sui dati"

L'Unione europea sta intervenendo per colmare il vuoto di tutela patrimoniale:
• con il Data Governance Act (Reg. UE 2022/868), volto a facilitare la condivisione dei dati;
• con il Data Act (Reg. UE 2023/2854), applicabile dal 2025, che riconosce un vero e proprio "diritto di accesso e utilizzo" dei dati generati da beni connessi e servizi digitali.
Si tratta di un passo che sembra muovere verso una configurazione dei dati come beni giuridici suscettibili di appropriazione e circolazione, senza tuttavia "cosificare" la persona, poiché la protezione dei dati personali resta saldamente ancorata al GDPR.

Due tesi a confronto

• Tesi negativa (personalistica): parlare di "proprietà dei dati" significherebbe ridurre la persona a cosa. I dati devono rimanere nel perimetro dei diritti fondamentali, con una tutela in chiave personalistica e non patrimoniale.
• Tesi positiva (patrimoniale): riconoscere ai dati un vero e proprio diritto reale – o una figura affine – consentirebbe di regolare meglio i rapporti contrattuali, garantendo certezza giuridica a operatori economici e consumatori, senza sacrificare la dignità della persona.

Conclusioni

La giurisprudenza della Cassazione mostra chiaramente la tensione tra le due anime dei dati: identitaria e patrimoniale. La sfida è trovare un equilibrio, evitando sia il rischio di mercificazione totale della persona, sia quello di negare la realtà economica di un mercato che sui dati fonda il proprio valore.
È probabile che il futuro vedrà affermarsi un modello ibrido, nel quale i dati personali resteranno strettamente legati ai diritti fondamentali, ma al contempo si consoliderà un regime patrimoniale per i dati come risorsa economica.
La "proprietà dei dati" non sarà un diritto reale in senso stretto, ma una nuova figura giuridica, collocata a metà strada tra diritti della personalità e diritti patrimoniali: un terreno ancora in costruzione, dove dottrina e giurisprudenza sono chiamate a scrivere le regole del futuro.

[Fonte: www.studiocataldi.it]

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