Il 15 luglio ricorre la Giornata mondiale delle competenze giovanili, istituita dall'ONU nel 2014, "per sottolineare l'importanza di investire nei giovani, garantendo loro opportunità di crescita personale e professionale. L'età adolescenziale è una fase molto importante nello sviluppo umano, caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, emotivi e sociali. Questi mutamenti sono spesso accompagnati da un'intensa esplorazione dell'identità personale, poiché gli adolescenti iniziano a formare un senso di sé più definito e a stabilire la propria autonomia. Ma l'adolescenza è anche un periodo fondamentale per lo sviluppo cognitivo. Infatti i giovani iniziano a pensare in modo più astratto e critico, sviluppando capacità di problem solving e ragionamento logico" (cit.). "Adolescente" è etimologicamente "colui che cresce", mentre "adulto" è "colui che è cresciuto". È fondamentale che l'adolescente viva, attraversi, interiorizzi la sua fase adolescenziale per non essere più bambino e per diventare adulto e non pseudotale (come lo sono tanti per i quali è stato coniato il termine "adultescenti").
"L'adolescenza, che va dagli 11 ai 18 anni, è un periodo di significativo cambiamento e crescita, sia per i giovani che per i loro genitori. È una fase di transizione cruciale che richiede comprensione, pazienza e adattabilità […]. Essere genitori non significa essere amici. Ricordatevi che il ruolo di genitore comporta responsabilità e guida. È un equilibrio delicato tra offrire supporto e mantenere una certa autorità. Essere genitori di un adolescente non è semplice, ma è un viaggio ricco di apprendimento e crescita reciproca. È anche un'opportunità per rafforzare il legame familiare e comprendere meglio i propri figli mentre si avventurano verso l'età adulta. Il viaggio dell'adolescenza è tanto una sfida per i ragazzi quanto per i genitori" (un team di esperti). L'adolescenza non è una patologia ma suscita pathos, perché è quel periodo in cui il ragazzo si trova di fronte al proprio progetto di vita, in cui deve partorirsi da solo. È il periodo in cui i genitori devono stare più vicini (anche senza essere visti) al figlio con l'assistenza morale e rispettarne le capacità, le inclinazioni naturali e le aspirazioni (art. 147 e 315 bis comma 1 cod. civ.) dopo essersi occupati prevalentemente di mantenerlo, istruirlo e educarlo; e questo passaggio o diverso atteggiamento da parte dei genitori risulta difficile.
Tra i tanti interventi degli "esperti", la saggista Ritanna Armeni centra la situazione attuale: "[...] I nostri adolescenti fanno parte di una generazione che per prima ha vissuto la "solitudine" dei social, che ha conosciuto il mondo attraverso lo schermo dello smartphone, che ha consumato un distacco più profondo rispetto ad altre generazioni con la cultura degli adulti, specialmente dei genitori". Oggi c'è un crescente disagio adolescenziale e giovanile (ma non si parli di emergenza) perché mancano sempre più gli adulti consapevoli e responsabili, come ribadisce lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini. Forse questa è la vera emergenza.
Infatti, Matteo Lancini richiama continuamente la responsabilità dei genitori, soprattutto di quegli atteggiamenti, anche inconsapevoli, che emergono poi nella fase adolescenziale dei figli, che è comunque una fase fisiologica della vita e che fa "esplodere" patologie solo in alcuni casi: "I genitori che accompagnano e prelevano i figli da scuola non li abituano all'autonomia, alla vita. Dilaga la pornograficazione che consiste nel fotografare e pubblicare ogni momento. I genitori non abituano i figli alla solitudine, però, poi, li vorrebbero soli in cameretta a studiare durante l'adolescenza. Si dà il cellulare ai figli sin dalla tenera età, anche per sapere cosa fanno e dove stanno per cui li si tiene sotto sequestro. Esaltano, difendono i loro figli a discapito degli altri, per cui non consentono la mentalizzazione [processo mentale attraverso cui si percepiscono e comprendono i propri comportamenti e quelli altrui]. Oggi esiste la fragilità adulta" (in un webinar).
Alla voce di Matteo Lancini fa eco quella del pedagogista Daniele Novara: "Molti genitori vivono con ansia i silenzi, gli allontanamenti e le chiusure emotive dei figli adolescenti, temendoli come segnali di fallimento, quando in realtà sono passaggi fisiologici e inevitabili della crescita. L'adolescente maturo non esiste. Cerca sé stesso, e per riuscirci ha bisogno di uno spazio libero dall'invadenza adulta. I figli non chiedono ai genitori di essere perfetti. Non chiedono di risolvere ogni problema, ma di restare un punto di riferimento saldo e accessibile. Non chiedono di guidarli sempre per mano, ma di lasciar loro la possibilità di seguire la propria strada. Questa è la vera sfida educativa: restare presenti, ma con la giusta distanza" (in un articolo del 30 aprile 2025). È vero che l'adolescenza sta diventando sempre più implosiva e imperscrutabile, ma bisogna riconoscere che questo è più un problema per i genitori la cui genitorialità entra in adolescenza.
Il pedagogista Novara analizza: "Quando i figli e le figlie abbandonano la condizione infantile, il cambiamento è profondo. Hanno il desiderio di allontanarsi dal nido materno, che per i primi anni li ha accuditi e protetti, di andarsene dal controllo genitoriale per trovare la propria libertà e conquistarsi uno spazio tutto loro. La vita si affaccia a una nuova fase, nella quale essi sono decisi ad affrontare con le proprie forze le sfide che si presentano, provando a superare quei limiti che fino a ieri parevano insuperabili. Una ricerca di libertà per staccarsi dalle protezioni e dal controllo". Genitori e educatori devono tener conto delle differenti età e caratteristiche, anche in base alle indicazioni fornite dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, come per esempio "dare alle opinioni del fanciullo il giusto peso in relazione alla sua età ed al suo grado di maturità" (art. 12 par. 1).
A tale proposito lo psicologo e psicoterapeuta Gianluca Marchesini precisa: "Gli adolescenti hanno tante cose da dire ma bisogna saper fare le domande e mettersi in ascolto" (in un webinar del 12 maggio 2025). Per gli adolescenti bisogna tenere conto, perciò, di quanto scritto nell'art. 12 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia: sono capaci di formarsi una loro opinione e bisogna assicurare il diritto di esprimerla liberamente e in qualsiasi materia, dando alle opinioni dei ragazzi il giusto peso in relazione alla loro età e al loro grado di maturità.
Durante l'adolescenza i figli hanno ancora più bisogno di ascolto (art. 12 Convenzione), di libertà di espressione (art. 13 Convenzione) e di libertà di pensiero, di coscienza e di religione (art. 14 Convenzione), ovvero di acquisire autonomia personale piena e consapevole per diventarne, poi, anche responsabili.
Daniele Novara aggiunge: "Con i figli e le figlie adolescenti è meglio che le madri passino la palla al "paterno", ossia a quella modalità educativa che crea argini e sponde, spinge alla libertà e suscita coraggio. Oltre che al «gruppo adolescente»". Durante l'adolescenza del figlio occorrono un secondo (e definitivo) taglio al cordone ombelicale e un arretramento del codice materno. Non si perde così il figlio lasciandolo andare, ma ci si ritrova davanti al figlio che vuole conquistarsi questa sua dimensione, con cui ci si deve confrontare e che non è più (solo) da coccolare e controllare. Ad ogni figlio bisogna garantire "crescita" e "sviluppo" (distinzione che si ricava dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).
Novara analizza: "Ma come gestire l'adolescente che cerca questo allontanamento" La mamma, in particolare, rappresenta l'infanzia e questo nido da cui figli e figlie intendono schiodarsi e allontanarsi. La pretesa di mantenere lo stesso ruolo di quando i figli erano bambini costituisce un'inutile zavorra. Molte madri continuano imperterrite a comportarsi e ad agire come se i loro figli fossero ancora piccoli, ma non funziona. Un approccio puramente materno, se non addirittura di maternage [quello che caratterizza i primi anni di vita di un bambino], oltre che inutile, spesso è pericoloso e dannoso". Le mamme devono prendere esempio dagli animali: per esempio le mamme rondini, quando i piccoli raggiungono circa i primi 20 giorni di vita, li assecondano nello spiccare il loro primo volo e per la prima settimana li accompagnano a far ritorno al nido fin quando si involano definitivamente e raggiungono la loro indipendenza alimentare.
Ancora Novara: "Gli adolescenti non necessitano di accudimento. Troppi ragazzi e ragazze di 12-13 anni sono ancora nel lettone, troppi ancora alla ricerca di una conferma materna senza riuscire a staccarsi, a prendere la propria strada". Gli adolescenti hanno bisogno di "paternità", di "autorità", ovvero del definitivo taglio del cordone ombelicale: non hanno bisogno di accudimento ma di ascolto nel silenzio, accrescimento della loro identità, aspirazioni proprie, allontanarsi dalle proprie mura e avvicinarsi ad altri. Non a caso nell'art. 27 della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia si parla di "sviluppo sociale" e dai 14 anni scatta l'imputabilità penale.
Secondo il pedagogista: "Da sempre l'uscita dall'infanzia coincide con la scoperta del gruppo adolescente. Una forza viva che mamme e papà possono e devono sostenere stabilendo regole di vigilanza educativa, ma senza mai bloccare la libertà che non è capriccio, ma bisogno profondo di mettersi alla prova, spingere al massimo le proprie risorse, provarci per affrontare le sfide della vita con coraggio". Essere genitori è un atto di coraggio, quel coraggio che i genitori sono chiamati a trasfondere e trasmettere ancor di più nell'età adolescenziale dei figli, come nella storia di Cappuccetto Rosso.
"I ragazzi e le ragazze hanno un bisogno estremo di ritrovarsi in un gruppo di coetanei adolescenti – afferma Daniele Novara –. Perché i loro sono anni magici ma difficili, ed è più facile scoprire il mondo assieme ad altri che a loro volta lo stanno scoprendo". Anche la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia è un "crescendo" di situazioni, per cui dopo aver disciplinato il diritto all'ascolto del fanciullo in relazione alla sua età e al suo grado di maturità nell'art. 12, successivamente stabilisce il diritto alla libertà di espressione, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione e alla libertà di associazione e alla libertà di riunione pacifica (artt. 13, 14, 15) che sono proprio le esperienze che si vivono in maniera più esplicita in età adolescenziale e con i coetanei.
Edoardo e Chiara Vian, esperti di famiglie in difficoltà, riportano la loro prospettiva di genitori: "[...] c'è un tempo in cui perdiamo i nostri figli, in cui non sappiamo dove sono (spesso anche solo metaforicamente) e navighiamo nell'angoscia genitoriale, ma se continuiamo a occuparci di loro, se non demordiamo nel cercarli e nel cercare di riallacciare con loro una relazione, ci sarà il terzo giorno, il giorno in cui loro risorgeranno a una nuova identità adulta, consapevoli della loro missione. E allora potremo tornare a gioire di una nuova relazione più adulta con loro". I genitori devono essere consapevoli che i figli non sono i "loro" e, pur vedendoli sempre "piccoli", devono imparare a crescere con loro, superando le crisi adolescenziali della genitorialità per ritrovarsi tutti più adulti, nuovi adulti.
"Genitori in cerca di risposte, insegnanti alle prese con classi complesse, educatori e psicologi che cercano chiavi di lettura e buone pratiche. Intanto, media e cronaca spesso rincorrono stereotipi, raccontando solo devianza e "baby gang", quasi a voler scaricare sugli adolescenti le fatiche di un mondo adulto in affanno. Noi crediamo, invece, che serva uno sguardo diverso: più inclusivo, più curioso, più costruttivo" (cit.). Nei confronti degli adolescenti bisogna avere innanzitutto uno sguardo, uno sguardo che non sia indagatore o accusatore ma curioso di conoscerli. Quello sguardo che tutti, facendo comunità e aprendosi come comunità, devono avere per impartire l'orientamento e i consigli necessari all'esercizio dei diritti riconosciuti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (art. 5) che, a maggior ragione, durante l'adolescenza il ragazzo prova a sperimentare autonomamente.
Il sociologo Franco Garelli definisce gli adolescenti di oggi increduli, non credenti, non coinvolti, e parla di "perdita delle antenne per intercettare, perdita delle narrazioni collettive". I ragazzi vanno, perciò, accompagnati, coinvolti, fatti entrare in un circolo di comunicazione (e non telecomunicazione come si fa ora che si sta sempre al cellulare pur stando seduti vicini).
La parola "ragazzi" contiene "arazzi", perché l'educazione in particolare in età adolescenziale comporta pazienza e passione come l'arte tessile e perché i ragazzi vanno considerati opere d'arte da ammirare da lontano e che anche altri devono guardare.