
Il panorama del commercio internazionale del vino ha subito una scossa tellurica che potrebbe ridefinire gli equilibri geopolitici ed economici del settore. La recente decisione della Corte d'Appello degli Stati Uniti che ha dichiarato "in gran parte illegali" i dazi imposti dall'amministrazione Trump rappresenta un momento di svolta che merita un'analisi approfondita, non solo per le sue implicazioni immediate, ma per le prospettive strategiche che apre al settore vitivinicolo italiano in un contesto economico globale sempre più complesso.
La sentenza della Corte d'Appello federale, pronunciata con sette voti favorevoli e quattro contrari, ha stabilito un principio fondamentale: "La legge conferisce al presidente un'autorità significativa per intraprendere una serie di azioni in risposta a un'emergenza nazionale dichiarata, ma nessuna di queste azioni include esplicitamente il potere di imporre tariffe, dazi o simili". Questa pronuncia mette in discussione l'uso senza precedenti dell'International Emergency Economic Powers Act del 1977, strumento mai utilizzato prima per legittimare l'imposizione di dazi commerciali.
Il caso che ha portato a questa decisione storica ha origini quasi cinematografiche. La Vos Selections, piccola azienda importatrice di vini dello stato di New York, si è trovata di fronte a una "mission impossible" nel determinare i prezzi per maggio 2025, dopo i "fuochi d'artificio sulle tariffe del Liberation Day". Con un team di soli 19 collaboratori, l'azienda ha dovuto esaminare centinaia di prodotti in portfolio, inclusi pregevoli vini italiani come il Brunello di Montalcino Maté, il Barolo dei Poderi Roset e il Franciacorta Ricci Curbastro, per calcolare l'impatto devastante dei dazi.
Come ha dichiarato Victor Schwartz, fondatore di Vos Selections: "Quando ho fondato Vos 40 anni fa non avevo idea che mi sarei impegnato in una causa del genere, che mi sarei trovato coinvolto in un'azione contro il potere esecutivo degli Stati Uniti". Questa testimonianza racchiude l'essenza di una battaglia che va oltre i numeri commerciali, toccando i principi fondamentali dello stato di diritto e della separazione dei poteri.
Tuttavia, la realtà giuridica presenta sfumature complesse che richiedono un'analisi tecnica approfondita. La sentenza non entrerà in vigore prima del 14 ottobre 2025, dando all'amministrazione Trump il tempo di presentare ricorso alla Corte Suprema, ricorso che il presidente ha già preannunciato con toni drammatici su Truth Social: "Se questi dazi venissero mai eliminati, sarebbe un disastro totale per il Paese".
La strategia processuale dell'amministrazione Trump si è rivelata efficace nel breve termine. La Corte d'Appello ha infatti sospeso la sentenza della Corte del Commercio Internazionale, mantenendo i dazi in vigore mentre i giudici esaminano la documentazione. Questa sospensione temporanea dimostra la complessità del sistema giudiziario americano e la determinazione dell'amministrazione a difendere la propria politica protezionistica.
Dal punto di vista del diritto internazionale, la sentenza apre scenari inediti. L'Italia, in quanto membro dell'Unione Europea, potrebbe contestare la legittimità di questi dazi e potenzialmente chiedere un risarcimento per i danni economici subiti. La sentenza sottolinea infatti un principio fondamentale: il commercio internazionale dovrebbe essere regolato da norme condivise, non da dichiarazioni unilaterali.
L'evoluzione di questa vicenda giudiziaria presenta tre scenari principali, ciascuno con implicazioni profondamente diverse per il settore vitivinicolo italiano. Nel primo scenario, la Corte Suprema conferma la sentenza della Corte d'Appello, determinando l'abrogazione dei dazi e aprendo la strada a possibili richieste di risarcimento da parte delle aziende danneggiate. Questo scenario, pur favorevole, richiederebbe tempi lunghi e procedure complesse per il recupero delle perdite subite.
Il secondo scenario prevede che la Corte Suprema ribalta la decisione, confermando la legittimità dei dazi e consolidando il potere presidenziale in materia commerciale. Sulla base dell'attuale composizione della Corte Suprema e del clima prevalente, non è affatto certo che confermerà la sentenza della Corte d'Appello.
Il terzo scenario, forse il più probabile, prevede una soluzione di compromesso che mantiene alcuni dazi ma ne riduce l'entità o ne limita l'applicazione. Tuttavia, anche in caso di bocciatura definitiva, al presidente restano almeno quattro opzioni per insistere nelle guerre commerciali, inclusa la possibilità di imporre dazi fino al 15% per un periodo massimo di 150 giorni per far fronte a un deficit della bilancia dei pagamenti.
L'analisi della sentenza sui dazi non può prescindere dal contesto macroeconomico più ampio che caratterizza l'economia italiana e europea. Le previsioni ISTAT per il 2025-2026 delineano uno scenario di crescita modesta, con il PIL italiano atteso in crescita dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026, dopo essere aumentato dello 0,7% nei due anni precedenti.
Particolarmente preoccupante è l'andamento dell'inflazione, che dopo la risalita dei prezzi tra la fine del 2024 e i primi mesi del 2025, dovrebbe moderarsi nel corso dell'anno, con l'aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti previsto al +1,8% nel 2025. Tuttavia, questa previsione rimane condizionata da rischi esogeni connessi all'evoluzione degli scenari globali.
Il fenomeno che più preoccupa gli analisti è l'emergere di segnali di stagflazione, quella pericolosa combinazione di stagnazione economica e inflazione che ha caratterizzato gli anni Settanta. Il 2025 ha fatto il suo esordio con dati per nulla rassicuranti che combinano la bassa crescita con un nuovo e probabilmente transitorio rimbalzo dell'inflazione.
In questo contesto, le analisi di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia, assumono particolare rilevanza. Stiglitz ha criticato duramente l'approccio tradizionale alla lotta contro l'inflazione, sostenendo che "i modelli standard degli economisti sono inutili, soprattutto quello dominante, basato sul presupposto che l'economia sia sempre in equilibrio".
La sua analisi dell'inflazione recente è particolarmente illuminante: "Ci sono prove del fatto che l'inflazione fosse dovuta ai contraccolpi nell'offerta e ai cambiamenti nell'andamento della domanda dovuti alla pandemia, non a una domanda aggregata in eccesso". Questa interpretazione suggerisce che le politiche monetarie restrittive potrebbero essere controproducenti, rischiando di spingere l'economia verso la recessione senza risolvere le cause strutturali dell'inflazione.
I dati più recenti sull'export italiano confermano le preoccupazioni degli economisti. Ad aprile 2025 l'export è diminuito su base annua del 2,1% (era +8,2% a marzo), mentre l'import ha registrato una crescita tendenziale dell'11,4%, determinando un peggioramento significativo della bilancia commerciale.
Questo andamento riflette non solo l'impatto diretto dei dazi americani, ma anche una più generale perdita di competitività del sistema produttivo italiano sui mercati internazionali. Il settore vitivinicolo, tradizionalmente uno dei fiori all'occhiello dell'export italiano, si trova così a fronteggiare una tempesta perfetta: da un lato la chiusura parziale del mercato americano, dall'altro un contesto macroeconomico globale sempre più sfidante.
Di fronte a questo scenario complesso, il settore vitivinicolo italiano deve sviluppare strategie di resilienza che vadano oltre la semplice attesa dell'esito del ricorso alla Corte Suprema. La diversificazione geografica dei mercati di sbocco diventa una priorità strategica assoluta, con particolare attenzione ai mercati asiatici e africani che mostrano tassi di crescita superiori a quelli occidentali.
L'innovazione di prodotto rappresenta un altro pilastro fondamentale della strategia di resilienza. Lo sviluppo di vini a bassa gradazione alcolica, biologici e sostenibili può aprire nuovi segmenti di mercato meno esposti alle fluttuazioni geopolitiche e più allineati con le tendenze di consumo emergenti.
La digitalizzazione dei canali di vendita, accelerata dalla pandemia, deve essere ulteriormente sviluppata per raggiungere direttamente i consumatori finali, riducendo la dipendenza dai tradizionali canali distributivi che spesso amplificano l'impatto delle barriere commerciali.
In questo contesto, il ruolo delle istituzioni nazionali ed europee diventa cruciale. L'attivazione immediata della distillazione di crisi, con sostegni adeguati e procedure semplificate, rappresenta una misura emergenziale necessaria ma non sufficiente. È necessario un approccio più strutturale che preveda investimenti massicci nella ricerca e sviluppo, nella formazione professionale e nell'internazionalizzazione delle imprese.
L'Unione Europea, dal canto suo, deve sviluppare una strategia commerciale più assertiva che non si limiti alla difesa passiva ma promuova attivamente gli interessi del settore vitivinicolo europeo sui mercati globali. La recente esperienza con i dazi americani dimostra la vulnerabilità di un approccio puramente reattivo alle politiche protezionistiche.
La sentenza della Corte d'Appello americana, pur non avendo ancora efficacia esecutiva, rappresenta un segnale importante per il futuro del commercio internazionale. Essa dimostra che anche le decisioni più drastiche dell'amministrazione Trump possono essere contestate e, potenzialmente, ribaltate attraverso gli strumenti del diritto.
Tuttavia, l'incertezza giuridica e politica che caratterizza il panorama commerciale internazionale richiede al settore vitivinicolo italiano di sviluppare una mentalità più resiliente e adattiva. Non si tratta più di attendere passivamente l'evolversi degli eventi, ma di costruire attivamente alternative strategiche che riducano la dipendenza da singoli mercati o da specifiche condizioni geopolitiche.
La stagflazione che minaccia l'economia italiana ed europea rappresenta una sfida aggiuntiva che richiede politiche economiche innovative, capaci di stimolare la crescita senza alimentare ulteriormente l'inflazione. In questo contesto, il settore vitivinicolo può giocare un ruolo importante come volano di crescita, a condizione che sappia rinnovarsi e adattarsi alle nuove condizioni di mercato.
La battaglia giudiziaria sui dazi americani e il complesso scenario macroeconomico che caratterizza il 2025 segnano l'inizio di una nuova era per il settore vitivinicolo italiano. Non si tratta più di gestire una crisi temporanea, ma di adattarsi a un nuovo paradigma caratterizzato da maggiore volatilità, incertezza e complessità.
La sentenza della Corte d'Appello americana, pur nelle sue limitazioni procedurali, dimostra che il diritto può ancora prevalere sulla forza bruta del protezionismo. Tuttavia, questa vittoria giudiziaria non deve indurre a un falso ottimismo: il futuro del vino italiano sui mercati globali dipenderà dalla capacità del settore di reinventarsi, innovare e diversificare.
Le previsioni economiche di Stiglitz e di altri economisti di primo piano ci ricordano che viviamo in un'epoca di transizione, dove i vecchi modelli economici mostrano tutti i loro limiti. In questo contesto, il settore vitivinicolo italiano ha l'opportunità di diventare un laboratorio di innovazione e resilienza, dimostrando che è possibile coniugare tradizione e modernità, qualità e sostenibilità, identità locale e vocazione globale.
La strada è certamente complessa e irta di difficoltà, ma la storia del vino italiano è una storia di adattamento e rinascita. Oggi, come ieri, la sfida è quella di trasformare le crisi in opportunità, le minacce in stimoli per il cambiamento, le difficoltà in occasioni di crescita. Il futuro del vino italiano non è scritto nelle sentenze dei tribunali o nelle previsioni degli economisti, ma nella capacità di visione e di azione di chi opera quotidianamente in questo settore straordinario.
Erik Stefano Carlo Bodda è Avvocato del foro di Torino, iscritto all'Albo Speciale dei Cassazionisti e delle Giurisdizioni Superiori, è stato Abogado presso il Colegio de Madrid (ICAM) ed iscritto presso il Barreau de Paris.
Ha partecipato in qualità di osservatore a missioni internazionali. E' fondatore dello studio legale BODDA & PARTNERS.

