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Notizie Giuridiche

» L'Assegnazione del Porto Sicuro
29/08/2025 - Erik Stefano Carlo Bodda


Nelle pagine della relazione del Presidente Vincenzo Salamone si dipana un affresco giuridico di rara completezza, che abbraccia con sapiente maestria la complessa materia dell'assegnazione del porto sicuro nel contesto del soccorso marittimo. L'opera si erge quale testimonianza di una giurisprudenza che, lungi dal rimanere ancorata a sterili formalismi, si confronta con la drammatica realtà del fenomeno migratorio nel Mediterraneo, quel mare che da culla di civiltà si è trasformato in teatro di tragedie umane.

Il lavoro del Presidente Salamone si distingue per l'approccio metodologico rigoroso con cui affronta la questione dell'assegnazione del porto sicuro, tema che si colloca all'intersezione tra diritto internazionale del mare, diritto costituzionale e diritto amministrativo. La relazione muove dalla constatazione che il tratto di mare tra Libia, Tunisia e Italia rappresenta una "barriera fisica molto pericolosa", evidenziando come il passaggio dall'operazione Mare Nostrum al programma Triton abbia segnato un mutamento di paradigma: dal soccorso come priorità al controllo delle frontiere come obiettivo primario.

I Punti di Forza dell'Analisi

La forza dell'analisi risiede innanzitutto nella ricostruzione sistematica del quadro normativo internazionale. Il Presidente Salamone dimostra come l'obbligo di soccorso in mare, radicato nel diritto consuetudinario, trovi articolata disciplina nelle Convenzioni SOLAS, SAR e UNCLOS, costituendo un corpus normativo che, per il principio "pacta sunt servanda", assume rango gerarchico superiore rispetto alla disciplina interna. Questa impostazione trova conferma nella sentenza della Cassazione n. 6626/2020, che ha chiarito come l'obbligo di soccorso non si esaurisca nel salvataggio dei naufraghi ma comprenda l'obbligo accessorio di sbarcarli in un "place of safety".

Particolarmente pregevole appare l'analisi della giurisprudenza delle Sezioni Unite civili della Cassazione, culminata nell'ordinanza n. 5992/2025 sul caso Diciotti. La Corte ha chiarito che l'assegnazione del porto sicuro non costituisce atto politico sottratto al sindacato giurisdizionale, ma atto amministrativo sindacabile quando si ponga al di fuori dei limiti costituzionali e legali, soprattutto quando siano in gioco i diritti fondamentali. Tale orientamento segna una svolta epocale, affermando la giustiziabilità di decisioni che incidono sulla libertà personale dei migranti.

La relazione evidenzia altresì la competenza concorrente tra Ministero dell'Interno e Ministero delle Infrastrutture nell'assegnazione del POS, come confermato dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 1615/2025. Tale cooperazione istituzionale si giustifica nella necessità di contemperare le esigenze del soccorso con quelle dell'ordine pubblico e della gestione organizzata dei flussi migratori.

Le Criticità e i Nodi Irrisolti

Tuttavia, l'analisi non può tacere alcune criticità che emergono dal quadro delineato. La prima concerne la tensione tra la discrezionalità tecnica nell'individuazione del POS e il principio di prossimità geografica. Se è vero che il porto sicuro non coincide necessariamente con quello più vicino, rimane aperta la questione dei limiti di tale discrezionalità. La sentenza del Tar Lazio n. 10402/2023 ha tentato di delineare tali confini, ma la materia rimane fluida e suscettibile di interpretazioni divergenti.

Un secondo profilo critico attiene alla natura giuridica degli atti di assegnazione del POS. La relazione accoglie l'orientamento giurisprudenziale che li qualifica come atti organizzativi non soggetti all'obbligo di motivazione rafforzata, assimilandoli alle ordinanze di polizia marittima. Tale impostazione, pur comprensibile sotto il profilo dell'urgenza, solleva interrogativi sulla tutela del diritto di difesa e sul principio di trasparenza amministrativa.

Il Confronto con la Giurisprudenza Europea

La relazione del Presidente Salamone si confronta necessariamente con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, richiamando il caso Khlaifia e altri c. Italia e il principio del non-refoulement. Tuttavia, emerge una certa tensione tra l'approccio nazionale, orientato alla gestione organizzata dei flussi, e quello europeo, maggiormente focalizzato sui diritti individuali. La sentenza della Grande Camera nel caso Khlaifia ha infatti censurato l'Italia per i respingimenti collettivi, evidenziando come il diritto di accesso alla procedura di protezione internazionale non possa essere compresso da esigenze di ordine pubblico.

La Svolta della Corte Costituzionale

Di particolare rilievo appare l'analisi della sentenza della Corte Costituzionale n. 101/2025 sul decreto Piantedosi. La Consulta ha salvato la normativa sul fermo amministrativo delle navi, ma ha chiarito che "non è vincolante un ordine che conduca a violare il primario obbligo di salvataggio della vita umana". Tale pronuncia segna un punto di equilibrio tra le esigenze di cooperazione internazionale e la tutela dei diritti fondamentali, confermando la supremazia dell'obbligo di soccorso.

Prospettive Future e Considerazioni Conclusive

La relazione del Presidente Salamone si chiude con una riflessione sulla necessaria cooperazione tra Stati nel sistema SAR, evidenziando come la normativa nazionale debba essere interpretata alla luce degli obiettivi della Convenzione di Amburgo. Tale approccio sistematico appare l'unico in grado di conciliare le diverse esigenze in gioco: la salvaguardia della vita umana, la gestione ordinata dei flussi migratori e il rispetto della sovranità statale.

L'opera del Presidente Salamone si inserisce in quella tradizione giuridica che, da Santi Romano a Massimo Severo Giannini, ha saputo coniugare rigore metodologico e sensibilità per i problemi concreti. La sua analisi non si limita alla mera ricognizione del diritto positivo, ma si spinge a delineare prospettive evolutive che tengano conto della complessità del fenomeno migratorio.

In un'epoca in cui il diritto dell'immigrazione rischia di essere ostaggio di contingenze politiche, il lavoro del Presidente Salamone rappresenta un faro di legalità costituzionale. La sua relazione dimostra come il diritto amministrativo, lungi dall'essere mero strumento tecnico, possa farsi interprete dei valori fondamentali dell'ordinamento, trovando in essi la propria ragion d'essere e la propria legittimazione.

Il futuro del diritto del mare e dell'immigrazione si giocherà sulla capacità di mantenere questo equilibrio tra efficienza amministrativa e tutela dei diritti, tra sovranità statale e solidarietà internazionale. La relazione del Presidente Salamone offre gli strumenti concettuali per affrontare questa sfida, confermandosi quale contributo destinato a segnare la storia del diritto amministrativo e dell'immigrazione.


Erik Stefano Carlo Bodda è avvocato del foro di Torino, già iscritto nei fori di Madrid e Parigi ed abilitato alle difese avanti le Giurisdizioni Superiori.

Ha conseguito il diploma presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della LUISS e ha operato in Europa, Africa, America latina e Medioriente.

È fondatore dello studio legale BODDA & PARTNERS con sedi in Italia e all'estero.

Fonti Giurisprudenziali

[Fonte: www.studiocataldi.it]

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