
Il Codice Rosso (Legge 19 luglio 2019, n. 69) rappresenta una delle più importanti riforme recenti nel panorama giuridico italiano in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Introdotto con l'obiettivo di rafforzare la protezione delle vittime e accelerare l'intervento dell'autorità giudiziaria, ha modificato profondamente il codice penale, il codice di procedura penale e alcune leggi speciali.
A distanza di anni dalla sua entrata in vigore, è possibile trarre un primo bilancio degli effetti concreti del Codice Rosso in termini di efficacia, prevenzione e risposta istituzionale.
La legge introduce una corsia preferenziale per i procedimenti legati ai reati di violenza di genere. I principali punti della riforma sono:
Obbligo di tempestiva audizione della persona offesa: entro 3 giorni dall'iscrizione della notizia di reato (art. 362, co. 1-ter, c.p.p.).
Introduzione di nuove fattispecie di reato: tra cui il revenge porn (art. 612-ter c.p.), la deformazione dell'aspetto mediante lesioni permanenti al viso (art. 583-quinquies c.p.), il costringimento o induzione al matrimonio (art. 558-bis c.p.) e l'inosservanza del divieto di avvicinamento (art. 387-bis c.p.).
Inasprimento delle pene per reati già esistenti, come maltrattamenti in famiglia, atti persecutori (stalking) e violenza sessuale.
Negli ultimi anni, i dati forniti dal Ministero della Giustizia e dal Dipartimento per le Pari Opportunità mostrano alcuni effetti positivi:
Il termine di 3 giorni per l'audizione della vittima ha effettivamente comportato, in molti casi, una maggiore celerità nelle indagini preliminari. Questo ha permesso di intervenire più tempestivamente, soprattutto nei casi in cui la vittima era in pericolo imminente.
L'attenzione mediatica e istituzionale suscitata dalla legge ha contribuito a un incremento delle denunce per reati di genere, soprattutto da parte delle donne. In particolare, si è osservato un aumento di segnalazioni per il reato di revenge porn, fino ad allora non tipizzato.
Il Codice Rosso ha rafforzato l'importanza della formazione specialistica e del coordinamento tra polizia giudiziaria, servizi sociali e procura. In molte realtà territoriali si sono istituiti protocolli operativi multidisciplinari.
Nonostante i risultati positivi, la legge presenta ancora importanti criticità operative e sistemiche:
L'obbligo di audizione entro tre giorni, pur se efficace, ha comportato in alcuni distretti una gestione emergenziale delle agende dei magistrati, senza un parallelo potenziamento delle risorse.
Molte criticità risiedono nella mancata specializzazione degli operatori coinvolti. La sensibilità richiesta per gestire queste situazioni non è sempre garantita, soprattutto nei piccoli uffici giudiziari.
Le misure cautelari, come il divieto di avvicinamento, spesso non risultano sufficienti senza un adeguato controllo elettronico o un supporto alle vittime. In alcuni casi, la recidiva o la violazione delle misure ha avuto esiti drammatici.
Nel 2023 è stato approvato un ulteriore pacchetto normativo di rafforzamento (Codice Rosso bis), che ha introdotto:
Obbligo di arresto in flagranza anche per alcune violazioni delle misure cautelari.
Introduzione del braccialetto elettronico come misura standard.
Possibilità per la vittima di essere informata in tempo reale della scarcerazione dell'aggressore.
In prospettiva, si evidenzia l'esigenza di:
Investire nella formazione multidisciplinare (giudici, polizia, operatori sociali).
Istituire sezioni specializzate in materia di violenza di genere presso i tribunali.
Garantire sostegno psicologico e abitativo reale e continuativo alle vittime.
Il Codice Rosso ha segnato un cambio di passo importante nella risposta normativa alla violenza di genere in Italia, con risultati concreti in termini di tempestività e visibilità del fenomeno. Tuttavia, non basta una buona legge per contrastare efficacemente la violenza: servono risorse, formazione e una cultura istituzionale capace di farsi realmente carico delle vulnerabilità.
Come ogni norma d'emergenza, il Codice Rosso va ora accompagnato da una riflessione sistemica e strutturale per trasformare l'intervento penale in un reale strumento di tutela e prevenzione.
Alessandro Pagliuca
Avvocato abilitato all'esercizio della professione forense-Criminologo

