Tra sentenze contraddittorie, decreti ministeriali e provvedimenti d'urgenza, il quadro normativo si è fatto sempre più complesso negli ultimi anni.
Per redigere questo contenuto, abbiamo consultato anche il CBD Shop online Crystalweed, uno dei principali operatori del settore, che ci ha fornito preziose informazioni sullo stato attuale del mercato e delle sue difficoltà normative.
La domanda che molti consumatori si pongono è legittima: è possibile acquistare CBD online in Italia senza incorrere in sanzioni" La risposta, purtroppo, non è più semplice come un tempo e richiede un'analisi approfondita dell'evoluzione normativa che ha caratterizzato il nostro Paese.
La Legge 242/2016: l'inizio della liberalizzazione
La Legge 2 dicembre 2016, n. 242 - "Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa" - ha rappresentato una svolta storica per il settore. Questa normativa, pensata inizialmente per rilanciare la coltivazione della canapa a fini industriali, ha di fatto aperto la strada al mercato della cosiddetta cannabis light.
La legge stabilisce chiaramente che le varietà di Cannabis sativa L. iscritte nel Catalogo comune delle varietà di specie delle piante agricole dell'Unione Europea, con contenuto di THC non superiore allo 0,2%, non rientrano nell'ambito di applicazione del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti (DPR 309/1990).
Un aspetto fondamentale della normativa è il "cuscinetto di protezione" per gli agricoltori: qualora all'esito dei controlli il contenuto di THC risulti superiore allo 0,2% ma entro il limite dello 0,6%, nessuna responsabilità è posta a carico dell'agricoltore che ha rispettato le prescrizioni di legge.
Il DPR 309/1990: il Testo Unico sugli Stupefacenti
Il Decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 - più noto come "Testo Unico sugli Stupefacenti" - rappresenta da oltre trent'anni il pilastro della normativa italiana in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope. Questo corpus normativo disciplina non solo la produzione, il traffico e la detenzione illeciti, ma anche gli aspetti terapeutici e di prevenzione.
L'articolo 73 del TU prevede pesanti sanzioni per chi produce, traffica o detiene illecitamente sostanze stupefacenti, con pene che possono arrivare fino a 20 anni di reclusione nei casi più gravi. La classificazione delle sostanze avviene attraverso specifiche tabelle allegate al decreto.
La sentenza della Cassazione del 2019: il primo colpo
Il 30 maggio 2019, le Sezioni Unite Penali della Suprema Corte di Cassazione hanno emesso la sentenza n. 30475, che ha rappresentato il primo vero scossone per il settore. La Cassazione ha stabilito che la commercializzazione di cannabis sativa L., e in particolare di foglie, infiorescenze, olio e resina, non rientra nell'ambito di applicazione della legge 242/2016, perchè non espressamente indicato.
Secondo i giudici supremi, la legge sulla canapa qualifica come lecita "unicamente l'attività di coltivazione delle varietà ammesse" ed "elenca tassativamente i derivati che possono essere commercializzati". Di conseguenza, tutte le altre condotte rientrano nelle ipotesi punite dalla legge sulle droghe, "anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dalla legge 242", salvo che tali derivati siano "in concreto privi di ogni efficacia drogante o psicotropa".
Timeline delle principali normative in materia di CBD
1990: Il Testo Unico sugli Stupefacenti
DPR 309/1990: Stabilisce il quadro normativo fondamentale per la disciplina degli stupefacenti in Italia
2016: La liberalizzazione della coltivazione di canapa industriale
Legge 242/2016: Promuove la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa, escludendo le varietà a basso THC dall'applicazione del TU stupefacenti
2019: La prima stretta giurisprudenziale
Sentenza Cassazione n. 30475/2019: Limita l'applicazione della Legge 242/2016 alla sola coltivazione, escludendo la commercializzazione di derivati
2020: Il tentativo di regolamentazione del CBD
Decreto MinSalute ottobre 2020: Inserisce il CBD tra i medicinali soggetti a prescrizione (successivamente sospeso dal TAR)
2022: I tentativi regionali
Legge Regione Sardegna 2022: Promuove la coltivazione di canapa industriale (poi annullata da ricorso del Governo)
2024-2025: La stretta definitiva
Decreto Sicurezza aprile 2025: Vieta definitivamente la produzione e commercializzazione di infiorescenze e derivati. Come segnalato dall'Associazione Imprenditori Canapa Italia, l'art.18 del Decreto sicurezza contiene più di 40 profili di incostituzionalità e contrasto al diritto comunitario, quindi molto probabilmente verrà annullato dalla magistratura nazionale o comunitaria.
Il Decreto Sicurezza 2025: la svolta repressiva
Il colpo finale al settore è arrivato con il Decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48(cosiddetto "Decreto Sicurezza"), entrato in vigore il 12 aprile 2025. L'articolo 18 del provvedimento ha modificato sostanzialmente la Legge 242/2016, introducendo un divieto categorico. Il Dl sicurezza è stato convertito dalla legge n. 80/2025 entrata in vigore il 10 giugno.
Il decreto stabilisce il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata. Il divieto si estende anche ai "prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati".
Per tali attività, si applicano le sanzioni penali previste dal Titolo VIII del DPR 309/1990, equiparando di fatto la cannabis light alle sostanze stupefacenti tradizionali.
L'unica eccezione prevista riguarda la produzione agricola di semi destinati agli usi consentiti dalla legge, entro i limiti di contaminazione definiti dal Decreto del Ministero della Salute del 4 novembre 2019.
Con l'entrata in vigore del Decreto Sicurezza, la situazione normativa è diventata più incerta, ma per il consumatore finale non sono intervenuti divieti espliciti. Il decreto ha inciso sulle attività delle aziende italiane, imponendo restrizioni alla coltivazione, trasformazione e commercializzazione di infiorescenze di canapa industriale. Tuttavia, la piena applicazione del provvedimento è oggetto di contenzioso legale. Attualmente sono totalmente legali:
1. CBD estratto da parti diverse dalle infiorescenze
Prodotti derivati da foglie, fusti e semi della pianta;
Oli e cosmetici ottenuti esclusivamente da queste parti;
CBD sintetico prodotto in laboratorio.
2. Cannabis terapeutica su prescrizione medica
Rimane completamente esclusa dalle nuove limitazioni;
Disponibile nelle farmacie con ricetta specialistica;
Spesso più economica dei prodotti "liberi" precedenti.
3. Prodotti alimentari derivati dai semi
Olio di semi di canapa;
Farine e proteine di canapa;
Nel rispetto dei limiti di THC stabiliti dalla normativa europea.
Il quadro giuridico resta incerto. Le condotte legate a prodotti derivati da canapa industriale privi di efficacia drogante non sono automaticamente penalmente perseguibili, secondo l'orientamento consolidato della giurisprudenza (Cass. SS.UU. n. 30475/2019).
Pertanto, la semplice detenzione o vendita di infiorescenze di canapa industriale con THC sotto lo 0,6% e prive di efficacia drogante non configura reato ai sensi dell'art. 73 del DPR 309/1990, salvo casi specifici da valutare in sede giudiziaria. Le sanzioni previste dal dpr 309/90 sono le seguenti:
Reclusione da 6 a 20 anni (per lo spaccio);
Sanzioni amministrative per la detenzione e consumo (sospensione patente, porto d'armi, passaporto);
Confisca dei prodotti.
È importante sottolineare che il decreto non ha previsto alcun periodo transitorio: dalla data di entrata in vigore (12 aprile 2025).
Il settore della canapa industriale, che prima del decreto occupava circa 30.000 persone con un fatturato di oltre 500 milioni di euro, ha reagito con fermezza alle nuove disposizioni. Imprenditori Canapa Italia, l'associazione di categoria, ha fatto ricorsi sia a livello nazionale che europeo.
Le principali critiche al decreto riguardano:
Violazione del diritto comunitario: la normativa europea consente la libera circolazione di prodotti a base di canapa con THC inferiore allo 0,3%;
Sproporzione della misura: equiparare prodotti non psicotropi alle droghe pesanti;
Mancanza di evidenze scientifiche: l'OMS considera il CBD una sostanza sicura e non stupefacente;
Impatto economico: distruzione di un intero settore senza alternative.
Il parere degli esperti legali
Secondo l'avvocato Giacomo Bulleri, uno dei massimi esperti in materia, il decreto presenta diverse criticità giuridiche.
"Il provvedimento equipara sostanze completamente diverse dal punto di vista farmacologico, creando una presunzione di pericolosità non supportata da evidenze scientifiche", ha dichiarato in recenti interviste.
La Corte Suprema di Cassazione ha espresso perplessità nella Relazione n. 33/2025, evidenziando che l'articolo 18 del decreto contrasta con il principio di offensività, secondo cui solo comportamenti realmente pericolosi per la sicurezza pubblica possono essere puniti penalmente.
Il futuro del CBD in Italia rimane incerto. Diverse sono le strade che potrebbero portare a una revisione della normativa:
1. Intervento della Corte di Giustizia Europea: diversi operatori del settore hanno presentato denunce alla Commissione Europea per violazione del diritto comunitario. Un eventuale pronunciamento della Corte potrebbe obbligare l'Italia a modificare la propria normativa.
2. Ricorsi costituzionali: sono stati depositati diversi ricorsi per impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale per violazione dei principi di proporzionalità e ragionevolezza.
3. Pressioni del settore agricolo Coldiretti e altre organizzazioni agricole stanno facendo pressione per una modifica della normativa che salvaguardi almeno gli aspetti industriali della filiera.
Per chi è interessato all'acquisto di prodotti CBD, è fondamentale:
Verificare la provenienza: acquistare solo prodotti derivati dall'intera pianta e non dalle sole infiorescenze;
Controllare le certificazioni: assicurarsi che i prodotti abbiano analisi di laboratorio;
Considerare l'opzione medica: per utilizzi terapeutici, consultare un medico per la prescrizione di cannabis medica;
Attenzione agli acquisti dall'estero: i prodotti esteri sono di qualità nettamente inferiore rispetto a quelli italiani.
La situazione del CBD in Italia rappresenta un caso emblematico di come l'incertezza normativa possa distruggere un intero settore economico. Da un mercato in rapida espansione, si è passati in pochi anni a un divieto quasi totale, con conseguenze drammatiche per migliaia di operatori.
La strada della legalità si è fatta stretta: oggi è possibile acquistare online solo prodotti CBD derivanti dall'intera pianta e sono con destinazione d'uso cosmetica o ricorrere alla prescrizione medica per la cannabis terapeutica. Tutto il resto comporta rischi penali concreti.
Il settore guarda con speranza ai ricorsi in corso, ma nel frattempo deve fare i conti con una realtà normativa che ha trasformato un'attività agricola legale in un potenziale reato. La speranza è che il legislatore possa in futuro trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza pubblica e la tutela di un comparto che, fino a poco tempo fa, rappresentava un'eccellenza del Made in Italy.
Per chi opera nel settore o è interessato all'acquisto di prodotti CBD, rimane fondamentale un costante aggiornamento sugli sviluppi normativi, in attesa che si faccia chiarezza su una materia che continua a dividere opinione pubblica, mondo scientifico e decisori politici.