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Notizie Giuridiche

» Milano e la paralisi dei grattacieli
24/08/2025 - Erik Stefano Carlo Bodda

La sentenza del TAR Lombardia assume una rilevanza che trascende il singolo caso, inserendosi nel più ampio contesto della paralisi che ha colpito numerosi cantieri milanesi negli ultimi mesi. Il tribunale amministrativo ha chiarito che, in certi casi, i comuni possono procedere con permessi edilizi ordinari, evitando così un iter lungo e complesso legato al piano attuativo.

Questa precisazione giurisprudenziale potrebbe rappresentare la chiave di volta per sbloccare una situazione di stallo che ha caratterizzato il settore immobiliare milanese, dove l'incertezza interpretativa sui requisiti procedurali ha generato un clima di prudenza eccessiva da parte delle amministrazioni. La paura di incorrere in responsabilità amministrative aveva infatti spinto molti funzionari verso interpretazioni restrittive che privilegiavano la tutela dell'ente rispetto alla fluidità dei procedimenti.

Il riconoscimento del potere discrezionale comunale nella valutazione dell'urbanizzazione delle aree rappresenta un elemento di particolare significato per il futuro sviluppo urbano milanese. Come sottolineato nella sentenza, in zone come via Razza, già densamente edificate e organizzate urbanisticamente, la richiesta di un piano attuativo sarebbe priva di senso perché l'area non ammette ulteriori trasformazioni strutturali profonde.

IL RAPPORTO TRA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA E PENALE

Un aspetto di particolare delicatezza emerso dalla vicenda riguarda il rapporto tra procedimento amministrativo e indagini penali. La sentenza del TAR, pur non avendo effetto diretto sul procedimento penale in corso, evidenzia come la materia di pianificazione urbanistica sia più sfumata e meno rigida rispetto a quanto inizialmente sostenuto dalla Procura di Milano.

Questa divergenza di vedute tra magistratura amministrativa e penale non rappresenta una novità nel panorama giuridico italiano, ma assume particolare rilevanza nel contesto milanese, dove le recenti inchieste edilizie hanno generato un clima di incertezza che ha paralizzato numerosi progetti. La chiarificazione operata dal TAR Lombardia potrebbe contribuire a ristabilire un equilibrio tra esigenze di legalità e necessità di sviluppo urbano.

La sentenza ricorda infatti che la legge urbanistica del 1942, pur datata, resta un riferimento importante, anche se con margini di interpretazione che devono tenere conto dell'evoluzione del tessuto urbano e delle esigenze contemporanee di sviluppo sostenibile. Il caso di via Razza diventa così un banco di prova per le amministrazioni locali e per il controllo giudiziario sulla pianificazione urbana.

É bene rammentare sul piano penale, che ad oggi tutti gli indagati sono stati rimessi in libertá dal Tribunale del Riesame.

LE PROSPETTIVE FUTURE E LE RIFORME IN CORSO

La pronuncia del TAR Lombardia si inserisce in un contesto di profonda trasformazione del quadro normativo milanese. Il comune di Milano ha infatti adottato nuove regole urbanistiche per sbloccare i cantieri bloccati, introducendo modifiche significative nella gestione degli interventi edilizi di maggiore impatto.

La delibera di marzo 2025 rappresenta un passo necessario per riprendere il cammino verso una Milano più sostenibile e moderna, in grado di rispondere alle esigenze di sviluppo e rinnovamento urbano. Le modifiche introdotte stabiliscono che, a partire dal 6 marzo 2025, gli interventi edilizi di maggiore impatto dovranno seguire una procedura più rigorosa, eliminando il margine di valutazione lasciato agli uffici nel 2024.

L'introduzione di queste nuove disposizioni ha l'obiettivo di riavviare i cantieri bloccati, in particolare quelli che coinvolgono progetti edilizi sotto inchiesta o che sono assimilabili a quelli oggetto di indagine da parte della magistratura. Con l'obbligo di piani attuativi per edifici superiori a 25 metri e l'automatismo delle procedure, si prevede una maggiore fluidità nelle operazioni di trasformazione urbana, pur mantenendo il controllo su progetti di grande impatto.

PROSPETTIVE SISTEMATICHE

La sentenza TAR Lombardia n. 2747/2025 rappresenta molto più di una semplice pronuncia su un caso specifico: costituisce infatti un precedente destinato a influenzare profondamente l'evoluzione del diritto urbanistico milanese e, più in generale, l'approccio alla pianificazione delle grandi città italiane.

La distinzione operata dai giudici amministrativi tra aree già urbanizzate e territori da urbanizzare ex novo introduce un criterio di ragionevolezza che supera l'applicazione meccanica dei parametri dimensionali, privilegiando una valutazione sostanziale delle caratteristiche del tessuto urbano. Questo approccio metodologico potrebbe rappresentare un modello per altre realtà metropolitane che si trovano ad affrontare analoghe problematiche di sviluppo verticale.

L'ampio riconoscimento della discrezionalità tecnica comunale nella valutazione dell'urbanizzazione delle aree costituisce inoltre un elemento di particolare significato per il futuro rapporto tra amministrazioni locali e controllo giurisdizionale. Il sindacato di legittimità, limitato al riscontro della palese illogicità ed irragionevolezza delle determinazioni assunte, lascia spazio a scelte amministrative ponderate che tengano conto delle specificità territoriali e delle esigenze di sviluppo sostenibile.

La vicenda Urban Jungle, al di là delle sue specificità processuali, diventa così simbolo di una nuova stagione del diritto urbanistico milanese, caratterizzata da un equilibrio più maturo tra tutela della legalità e promozione dello sviluppo economico. La lezione che emerge dalla sentenza del TAR Lombardia è quella di un diritto urbanistico che, pur mantenendo saldi i principi di tutela dell'interesse pubblico, sa adattarsi alle esigenze di una metropoli in continua trasformazione.

Il futuro dello sviluppo edilizio milanese dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti - amministrazioni, operatori privati, magistratura - di cogliere lo spirito innovativo di questa pronuncia, costruendo un nuovo modello di governance urbana che sappia coniugare efficienza procedurale e rigore normativo. Solo attraverso questo approccio collaborativo sarà possibile superare definitivamente la paralisi che ha caratterizzato gli ultimi mesi e restituire a Milano il ruolo di laboratorio avanzato dello sviluppo urbano sostenibile.


Erik Stefano Carlo Bodda è avvocato del foro di Torino, già iscritto anche a Madrid e Parigi. Ha conseguito il diploma presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali della LUISS e ha operato in Europa, Africa, America latina e Medioriente. È fondatore dello studio legale BODDA & PARTNERS con sedi in Italia e all'estero.


[Fonte: www.studiocataldi.it]

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