Lo psicologo e psicoterapeuta Fulvio Scaparro è noto per l'essere stato il pioniere della mediazione familiare in Italia ma, in realtà, è stato antesignano della nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza e dei diritti dei bambini molto prima della proclamazione della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, sensibilità maturata anche per l'aver vissuto da piccolo le brutture della seconda guerra mondiale e le difficoltà e le speranze del dopoguerra.
A proposito di guerra Fulvio Scaparro scrive: "I bambini sono divenuti gli obiettivi principali dei conflitti mondiali. Ma qualsiasi bambino non amato e curato diventa come un relitto abbandonato in mare, di cui ciascuno può impadronirsi. Mentre i piccoli dovrebbero a ogni costo essere sempre protetti". Parole che riecheggiano quelle dell'art. 38 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia: "Gli Stati parti si impegnano a rispettare ed a garantire il rispetto delle norme di diritto internazionale umanitario applicabili nei casi di conflitto armato e la cui tutela si estenda ai fanciulli".
Altrove Scaparro commenta: "Ci sono vari tipi di orfani: c'è chi non ha mai conosciuto i suoi genitori, chi li ha perduti per guerre o malattie, chi li ha ma non li apprezza, chi li ha e non sono apprezzabili". In passato gli orfanotrofi rendevano tristemente visibili gli orfani al resto della comunità, oggi ci sono tanti orfani invisibili (che passano inosservati, non sono accolti né accompagnati in alcun senso) di genitori ancora vivi o resi orfani dai genitori stessi (per esempio nei casi di femminicidio). Le parole di Scaparro sulle forme di orfanità denunciano l'attuale eclissi genitoriale a fronte della quale l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, in occasione del 30° anniversario della Convenzione di New York, ha formulato il "diritto dei bambini a non essere lasciati soli": "Tutti i bambini hanno diritto a non essere lasciati in solitudine. Ogni bambino ha bisogno di vivere la presenza effettiva dei genitori: deve poter condividere con loro le sue esperienze di vita, di studio, di gioco e le scoperte quotidiane. Tutti i bambini hanno diritto a essere felici e trovare negli adulti ogni forma di aiuto per allontanare la tristezza, la sfiducia e la rabbia".
Bisogna vigilare sul fatto che i bambini subiscono aggressioni di ogni sorta non solo in ambienti violenti o dove vi sono conflitti armati ma anche negli ambienti apparentemente protetti o protettivi, deputati alla loro crescita e salvaguardia, come mette in guardia lo psicologo: "I piccoli, venendo al mondo, 'concedono' a noi e all'ambiente un'apertura di credito totale, si affidano totalmente - non potrebbero fare altrimenti - e dunque si trovano in condizioni di massimo rischio".
"[…] Come possono confermare tutti coloro che da anni lavorano nel campo dei gravi conflitti familiari, sono tanti i bambini e le bambine che ogni giorno pagano sulla loro pelle le conseguenze della guerra senza esclusione di colpi tra i loro genitori. La loro infelicità è profonda, foriera di conseguenze sul piano personale ma anche su quello dell'intera comunità che ha un evidente interesse alla pace e alla serenità delle famiglie. Quello che colpisce è che tutti coloro che a vario titolo si occupano di queste situazioni affermano, per lo più in buona fede, di agire nell'interesse dei bambini". Ci si rattrista (se ci si rattrista!) davanti alle scene di guerre che mietono vittime tra i bambini e si ignorano o si nascondono le quotidiane "stragi degli innocenti" nelle famiglie lacerate o in altri scontri tra adulti.
Il Nostro aggiunge: "Se non siamo stati aiutati e protetti o se siamo stati ingannati durante il periodo nel quale ci affidavamo agli adulti, c'è il rischio di non credere più a nulla, di fingere di credere per opportunismo oppure di rifugiarsi in una granitica fede per nascondere le nostre insicurezze sotto la corazza del pregiudizio, dell'integralismo e del fanatismo, tutti mali, questi ultimi, tra i più diffusi e perniciosi del nostro tempo". Fino all'età di sette anni circa i bambini sviluppano il cosiddetto pensiero magico, che li rende aperti a tutto e a tutti e, così, i bambini si affidano agli adulti e affidano loro segreti, sogni, racconti. Gli adulti devono coltivare queste doti innate dei bambini e non tradirli. Questo rapporto di affidamento-fiducia è fondamentale per il pieno ed armonioso sviluppo della personalità del fanciullo, in particolare del suo sviluppo spirituale (art. 27 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).
Circa il modo di intervenire degli adulti nei confronti dei bambini, l'esperto precisa: "I bambini hanno bisogno di essere corretti per modificare alcuni comportamenti inadeguati. Per fare ciò servono regole, poche e chiare, più che punizioni". I figli sono come i fiumi che vanno incanalati o manutenuti, altrimenti esondano causando danni e rischiando di perdere il loro alveo e di prosciugarsi. Anche la libertà di espressione, massima esplicazione della loro personalità, è disciplinata da "talune restrizioni" (art. 13 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia).
"Infanzia" comincia come "infinito", "fanciullezza" comincia come "fantasia": perché dovrebbero essere così. "È vero che i bambini vogliono sicurezza, amano i rituali, non tollerano la perdita di persone care, di oggetti, animali, atmosfere, odori, sapori che identificano il loro ambiente. Eppure, sono bislacchi – li definisce lo psicologo – per natura e si divertono come matti a mescolare le carte, a scompigliare ogni forma d'ordine per poi ritrovare, ricomporre, il quadro delle loro certezze". "Bislacchi" (differente da "bizzarri"), un'espressione poco consueta che meglio indica la vera natura dei bambini a chi li osserva e tutela per come sono; oggi, invece, sono sempre più "bistrattati" o considerati strani o disturbati e portati da specialisti di ogni sorta.
Fulvio Scaparro ha sempre formulato, per professione e passione, consigli e indicazioni rivolte ai genitori tanto che è stato tra i primi a profilare il concetto di "genitorialità" (concetto che ha avuto un primo impulso dal testo dell'art. 30 comma 2 della Costituzione), che è una sfera più ampia in confronto a quella giuridica della potestà genitoriale, prima, e della responsabilità genitoriale, ora. Proprio a sostegno della genitorialità nelle situazioni conflittuali, ha fondato nel 1987 con la collega Irene Bernardini l'Associazione GeA Genitori Ancora.
Tra i tanti moniti lanciati da Scaparro ai genitori: "Al bambino va riconosciuto il diritto all'immaturità (totale all'inizio dell'esistenza) ma anche quello all'accettazione di tempi personali di maturazione che non procede mai senza arresti e regressioni, soprattutto - ma non solo - quando il bambino e la sua famiglia attraversano periodi di gravi crisi, come capita, ad esempio, per malattie che richiedono l'ospedalizzazione o per la guerra tra i genitori". I genitori devono fare molta attenzione al linguaggio usato ("Ormai sei grande!"), al trattamento tra un figlio e l'altro ("Sei sempre tu che lo stuzzichi!"), a non litigare davanti ai figli ("Ti sto crescendo i tuoi figli!"), a non vestirli in maniera adulta e a non abituarli poi nemmeno al minimo di autonomia (mangiare da soli e non imboccati, a tavola e non sul divano): queste contraddizioni educative (come tante altre) potrebbero, nel peggiore dei casi, manifestarsi in forme distruttive e/o autodistruttive in adolescenza. Tutto quello che si fa per i bambini nati pretermine (si veda, tra l'altro, la Carta dei diritti del bambino nato prematuro, 2010) dovrebbe mettere in guardia i genitori quando non tengono conto dei tempi e dei ritmi dei figli sottoponendoli a loro scelte prese dal punto di vista adulto, per esempio anticipo scolastico, pomeriggi sempre impegnati in ogni attività sportiva, far dormire poco i bambini e poi farli alzare presto al mattino e portarli in tutta fretta a scuola. Come per i bambini nati pretermine ci sono rischi per la salute e gli stessi possono avere qualche problema crescendo, così per i bambini di cui non si rispettano crescita e sviluppo.
I genitori non devono "amministrare" la vita dei figli ma cercare di "ammaestrare" i figli alla vita, alla loro vita: "Il bambino ha diritto a vivere appieno la propria infanzia e a scoprire col tempo i suoi talenti senza dover compiacere le aspirazioni di adulti a realizzare attraverso i figli quanto non hanno potuto ottenere in prima persona" (Scaparro).
"Restando in ambito scolastico – soggiunge Scaparro –, un brutto voto, una bocciatura, un provvedimento disciplinare sono umilianti solo quando si accompagnano a un giudizio che non si limita al semplice fatto sanzionato ma implicano un giudizio spietatamente e totalmente negativo sulle prospettive non solo scolastiche del reale o presunto responsabile. Sempre, nell'educazione, un rimprovero o una punizione dovrebbero essere seguite, non appena è possibile, da un dialogo tra chi punisce e chi è punito per evitare di entrare di nuovo in rotta di collisione o di superare i limiti del fatto con generalizzazioni indebite e, appunto, umilianti". Secondo alcuni etimologi "rimproverare" è un rafforzativo del latino "improperare", "scagliarsi contro con parole", secondo altri deriva da "reprobare", "riprovare". Qualunque sia l'origine, il verbo "rimproverare" comincia con "ri-", che indica il ripetersi di qualcosa o un tornare indietro: il biasimo non sempre è fertile o volto al miglioramento, ma il rimprovero, pur derivando da quel concetto, lo specifica, e diventa la correzione. Si rimprovera qualcuno perché ri-conosca il proprio errore, perché si ravveda e non lo ripeta: è questo il senso del rimprovero nell'educazione, quel rimprovero che si può e si deve fare. Correggere i bambini e i ragazzi rientra in quell'impartire l'orientamento e i consigli necessari all'esercizio dei diritti che riconosce la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia (art. 5).
Molto interessante e profonda la riflessione sul senso religioso, su cui non si è soliti soffermarsi: "[…] quando i bimbi incontrano i primi grandi dolori, ma anche quando provano gioia o restano stupefatti di fronte allo spettacolo della natura, ci accorgiamo di quanto l'essere umano sia 'naturalmente religioso' non nel senso di una fede in una divinità superiore ma in quello ricavato da una probabile etimologia del termine 'religione' che lo vuole derivato dal latino religare. Questa fondamentale unità del tutto, questo legame tra gli eventi e le loro cause, naturali e soprannaturali, visibili e invisibili, è caratteristico della visione del mondo infantile. Anche gli adulti sperimentano questa la loro originaria sensibilità religiosa quando ricordano, rievocano, immaginano, fantasticano, sognano, gettano impensabili ponti tra presente, passato e futuro annullando i limiti di spazio e di tempo che vincolano l'esistenza dell'essere umano. Anche se non sempre ce ne rendiamo conto, molto spesso noi cerchiamo legami tra eventi, esperienze, emozioni e sentimenti come se credessimo alla fondamentale unità del nostro mondo" (Scaparro). I genitori e gli altri adulti di riferimento devono recuperare il senso spirituale della vita e della persona e ridare una dimensione religiosa anche all'educazione che non c'entra né con l'indottrinamento né con alcuna professione religiosa, ma significa anche orientare, suscitare domande (sul senso della vita), cercare risposte (in se stessi), leggere dentro i fatti, come si ricava da varie asserzioni della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia. Questa dimensione spirituale si realizza soprattutto nell'ascolto vero (e non quello giudiziale in base all'art. 336 bis cod. civ.), di cui all'art. 12 della Convenzione.
"Tutti i bambini vanno rispettati nelle loro diversità, anche in quelle che attengono alle tradizioni religiose delle comunità in cui sono nati e sono stati allevati. Su questo punto, quali che siano le nostre opinioni, dovremmo sentirci vincolati dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia diventata legge nel nostro Paese nel 1991, che ci obbliga a rispettare il diritto dei bambini e dei ragazzi non solo alla libertà di religione ma anche a quella di coscienza e di pensiero (art. 14)" (Scaparro). Tra i diritti più calpestati dei bambini vi è la libertà di pensiero, di coscienza e di religione (art. 14 par. 1 Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia) ma non solo perché non vi è il rispetto delle diversità bensì perché manca proprio l'educazione del pensiero, della coscienza e alla religione. Basti pensare che alcuni bambini, anche in tenera età, non hanno più sogni particolari ma da grandi vogliono solo avere tanti soldi, diventare ricchi per poter fare di tutto.
Contro l'isolamento tecnologico: "L'artista, lo scienziato, l'innovatore in ogni campo o semplicemente il curioso della vita, osserva con attenzione ciò che accade dentro e fuori di lui o di lei e vede in anticipo, fantastica, immagina, sogna, scopre e progetta ciò che sfugge a chi vive isolandosi da sé, dagli altri e dal mondo" (Scaparro). Fantasia, immaginazione, sogni, progetti (come quelli fatti con le cosiddette "costruzioni" o mattoncini) sono sempre state caratteristiche dell'infanzia ma, purtroppo, sono soffocate o spente dall'eccessivo ricorso alla tecnologia.
Fulvio Scaparro volge il suo sguardo, da nonno, non solo a bambini e ragazzi ma a tutti i giovani (prima ancora dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile): "Considerando, a torto, i giovani come i trasgressori per eccellenza, finiamo con il considerarli gli unici destinatari di ogni discorso su diritti, doveri e responsabilità. Visti gli esempi pubblici e privati di tanti adulti, sarebbe bene che i primi destinatari di questa riflessione fossimo proprio noi, gli adulti". I giovani non devono essere oggetto di divieti, sermoni e sanzioni ma essere soggetti di costruzione e condivisione dei problemi, progetti e prospettive di vita con esempi ed esperienze di coerenza, coraggio, passione, speranza come quando si mandavano i propri figli a imparare un mestiere presso qualcuno, dalla sarta al muratore. Bisogna dare loro futuro, che è il futuro di tutti.
I giovani hanno bisogno di "promozione" (e non solo di prevenzione, protezione o, peggio, iperprotezione) e, a questo riguardo, Scaparro condivide il pensiero di un grande statista: "Il coraggio è la prima delle qualità umane, perché garantisce tutte le altre. Se manchiamo di coraggio nel sostenere le nostre convinzioni, queste perdono del tutto il loro valore". Il coraggio e la coerenza fanno la differenza in mezzo a tanta indifferenza e indecenza (per non chiamarle diversamente) che sembrano oggi dilagare in tanta parte del mondo adulto (o pseudo-tale).
Alcune fonti
Rubrica "Il senno di prima. Appunti di Fulvio Scaparro"
Libro "Il senno di prima. Reimparare la vita dai bambini, una risorsa impensabile" (Salani Editore, 2022)