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» Dazi: L'obiettivo è distruggere l'euro?
16/07/2025 - Law In Action - di P. Storani

Torna sulle colonne di Law In Action Stefano Sylos Labini che ci conduce nei meandri delle strategie tariffarie dell'amministrazione Trump. Buona lettura!

L'obiettivo dei dazi è la distruzione dell'euro?

Stefano Sylos Labini
Donald Trump ha annunciato dazi al 30% sulle merci europee dal 1° agosto 2025 tirando il classico calcio al vespaio europeo. Trump ha affermato che "Gli Stati Uniti sono stati derubati da amici e nemici, nel commercio e nell'esercito, per decenni" rilanciando la promessa di "fare ciò che è giusto per l'America".
Ursula von der Leyen ha lanciato un invito a trattare ancora ma non senza iniziare a preparare una controrisposta per colpire il made in Usa fino a 72 miliardi di euro se queste trattative non dovessero andare a buon fine. Gli Stati membri hanno confermato il pieno sostegno alla presidente von der Leyen ma c'è chi chiede una risposta forte dell'Europa e chi punterebbe su trattative bilaterali con gli Stati Uniti.
Giorgia Meloni vuole evitare lo scontro frontale con l'amministrazione Trump e ha dichiarato che "una guerra commerciale interna all'Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo. L'Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso".
Nel nostro Paese l'iniziativa di Trump ha messo in moto una serie di reazioni scomposte: la Lega ha puntato il dito contro Ursula von der Layen e la burocrazia europea, Giorgia Meloni contro Macron che auspica una risposta forte, la Schlein contro Giorgia Meloni che sarebbe troppo accondiscendente con Trump.
A questo punto si impone la domanda: e se il vero obiettivo di Trump fosse la distruzione dell'euro e il ritorno alle valute nazionali" La Germania che ha beneficiato di un euro debole rispetto al marco sarebbe la prima a farne le spese. In più verrebbe spazzato via un competitore del dollaro che attrae capitali sottraendoli all'economia e alla finanza americana.
Si tratta di un'opzione quasi naturale considerando le divisioni e l'incapacità dell'Europa a muoversi in modo unitario. Tra Russia e Cina, l'Europa è l'anello debole e normalmente si preferisce attaccare il più debole. Così Trump mette i dazi dando una bella mazzata alle esportazioni europee, ci fa comprare le armi americane per l'Ucraina e ci vende il gas liquefatto che costa molto di più.
Una politica alternativa consiste nel rilanciare la domanda interna, nessun acquisto di armi e di gas liquefatto americano, nuovi rapporti con la Russia per far finire la guerra in Ucraina e ripresa degli acquisti di gas e petrolio russo a basso costo.
Per rilanciare la domanda interna serve la Moneta Fiscale: lo strumento dei crediti fiscali trasferibili consente allo Stato di finanziare l'economia senza anticipare euro e cioè senza chiedere soldi in prestito sui mercati. In questo modo possiamo recuperare autonomia e flessibilità nella politica economica per sostenere la crescita dell'economia, unica possibilità per ridurre il rapporto debito/Pil che condiziona la nostra politica economica da trenta anni a questa parte.
Il piano di riarmo su cui stanno puntando i paesi europei ci costringerà a ridurre le spese sociali e farà aumentare il debito pubblico: si tratta di uno scenario preoccupante che spingerà l'economia europea in recessione e farà accelerare il processo di deindustrializzazione iniziato con la guerra in Ucraina.
Stiamo andando nella direzione sbagliata: la campagna di demonizzazione della Russia per giustificare l'aumento delle spese in armamenti è priva di senso. Putin non ha nessuna intenzione di invadere l'Europa, la Russia è un nostro vicino di casa e dobbiamo mantenere buoni rapporti puntando sulla diplomazia e la politica e ricostruendo solidi rapporti commerciali a partire dalla ripresa degli acquisti di gas e petrolio.
L'Europa è debole sul piano energetico: dopo tre anni dallo scoppio della guerra in Ucraina ancora non è stata azzerata la dipendenza dal gas russo che continua a coprire il 20% dei consumi dell'Unione europea. In più, paesi come l'Algeria che hanno aumentato le esportazioni di gas verso l'Italia e l'Europa hanno stretti rapporti politici e commerciali con la Russia, mentre la Turchia potrebbe diventare un nuovo canale di passaggio del gas russo.
Per far finire la guerra il prima possibile bisognerà fare grosse concessioni a Putin, l'alternativa è la totale distruzione dell'Ucraina e la deindustrializzazione dell'economia europea.
[Fonte: www.studiocataldi.it]

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