di Valeria Zeppilli – Lo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, introdotto dalla legge cd. Spazzacorrotti di inizio anno, inizierà presto a produrre i primi effetti: è ormai vicina, infatti, l'entrata in vigore della riforma, prevista per il 1° gennaio 2020.
In conseguenza della novità, gli uffici giudiziari saranno assoggettati a un aumento considerevole del carico di lavoro, in quanto si troveranno a dover gestire circa 30mila procedimenti in più ogni anno. Il che, presumibilmente, si tradurrà in un allungamento della durata dei processi.
Tuttavia, bisogna considerare che su molti procedimenti lo stop alla prescrizione non comporterà alcuna conseguenza. Infatti, secondo i dati del Ministero della Giustizia, il 75% dei procedimenti si prescrive nel corso del primo grado di giudizio, in molti casi addirittura in fase di indagine preliminare, e, quindi, non è interessato dalla novità.
Si tratta, in ogni caso, di un dato che varia molto da luogo a luogo: basti pensare che, ad esempio, a Milano, Lecce o Trieste, i procedimenti archiviati per prescrizione sono meno del 10% mentre superano il 40% o lo sfiorano, ad esempio, a Venezia, Torino e Roma.
Sempre secondo i dati ministeriali (relativi al 2018), i procedimenti prescritti in secondo e in terzo grado, e che quindi avrebbero potuto essere interessati dalla riforma, sono stati 29.862.
In ogni caso, l'entrata in vigore dello stop della prescrizione potrebbe essere anche vanificata, e quindi rimanere solo sulla carta, se prima del prossimo 1° gennaio dovesse essere varata la nuova riforma della giustizia e questa dovesse intervenire proprio su tale stop, abolendolo ancor prima di renderlo effettivo.